È una nuova grande Italia: a un passo dalla gloria non smettiamo di sognare

L’Italia è grande. Oppure… La grande Italia. Mettetela e titolatela pure come volete. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato sarà sempre lo stesso. Gli azzurri, dopo la vittoria nei quarti di finale contro il Belgio, sono tra le quattro regine d’Europa con merito. E questo vale la pena sottolinearlo e rimarcarlo, perché i risultati ottenuti non sono di certo frutto del caso. Tutt’altro. Questa Italia bellissima sa giocare, attaccare, difendersi, soffrire, ma soprattutto ha saputo cancellare anni di delusioni e perfino umiliazioni, restituendo in un tempo relativamente breve orgoglio, identità e convinzione.

LA RINASCITA – Nel 2018, al Mondiale di Russia, giocato al fresco di San Pietroburgo e Mosca, con Putin in tribuna e la statua di Lenin fuori dallo stadio a riassumere il concitato secolo russo, non c’eravamo, se non come spettatori chiacchierati e sbeffeggiati da tutti. Eliminati nello spareggio con la Svezia, abbiamo toccato il punto più basso nella storia del nostro calcio. Così basso da far crollare la piramide della Figc pezzo dopo pezzo. L’Italia calcistica ha dovuto rifondarsi, ripartire dalle proprie ceneri e rinascere come una fenice. Non un compito facile, non un compito per tutti. Gravina è salito in sella e ha scelto Roberto Mancini, uno di quelli per cui il curriculum parla chiaro. Vincente, in Italia, in Inghilterra, ovunque sia andato. È lui l’artefice vero di questa Nazionale che oggi è tornata ad emozionare e ad attrarre.

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IL GRUPPO – Niente top player, niente nomi altisonanti. Nella nuova Italia targata Mancini a prevalere non sono le giocate del singolo, non è il campione di turno a prendersi la scena. Gli azzurri vincono e convincono grazie alla forza del gruppo. Giovane, divertente, spensierato, ma soprattutto unito, che ha capitalizzato l’attenzione di una nazione intera incollata davanti alle tv e ai maxi-schermi nelle piazze. È un’Italia “simpatica”, per la quale emozionarsi. Così l’hanno definita tutti. Non esistono più i blocchi Juventus e Milan del passato, che spesso avevano portato a critiche, polemiche e a un distaccamento emotivo da parte di molti tifosi. L’Italia di tutti, l’Italia che unisce senza distinzioni di colori. Ovunque ci si giri, si vede solo azzurro.

LEGGEREZZA – Lo abbiamo detto e ripetuto. È un’Italia spensierata, divertente. Emozioni che la banda Mancini ha saputo trasmettere a tutta la sua gente. Dopo più di un anno di tensioni, preoccupazioni, delusioni e restrizioni dovute alla pandemia, c’era bisogno anche e soprattutto di questo. Una ventata di freschezza. E se il mezzo per arrivarci è il pallone poco importa, anzi, che ben venga fuori il nostro spirito di popolo calciofilo. Era tempo di tornare a vivere “notti magiche, inseguendo un goal sotto il cielo di un’estate italiana”.

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A UN PASSO DALLA GLORIA – Tra gli azzurri e la finale di Wembley rimane solo l’ostacolo Spagna. Una nazionale che porta alla mente ricordi agrodolci. Nel 2012 la maledetta finale di Kiev, che consacrò all’Europeo in Ucraina la Roja. Un netto 4-0 vendicato quattro anni più tardi negli ottavi di finale di Euro 2016 dall’Italia di Conte. A cinque anni di distanza è tutta un’altra storia. L’Italia non è più quella nazionale che si avviava a grandi falcate verso la sua parabola discendente. La Spagna invece non è più quell’armata invincibile. A un passo dalla gloria, nessuno però vuole fermarsi. E allora non ci resta che dire: “Londra, arriviamo”. E vogliamo fermarci. Fino all’11 luglio. Sperando che il cielo sia azzurro sopra Wembley.

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