Marcellina. Cesare Placidi per ora incandidabile

“La mia vicenda kafkiana”

L’ex sindaco attende l’esito del ricorso al tribunale civile di Tivoli. A bloccare la sua corsa un cavillo della legge Severino

Sull’andamento delle prossime elezioni a Marcellina pende una decisione cruciale del tribunale civile di Tivoli. Cesare Placidi, l’ex sindaco storico di Marcellina, e tra i quattro candidati in lizza come prossimo primo cittadino insieme a Alessandro Lundini, Pietro Nicotera e Aldo Valeriani, al momento della presentazione della sua lista, “Marcellina, Comunità Futura”, è stato ritenuto incandidabile dalla Commissione elettorale. Venerdì, assistito dall’avvocato Fabio Frattini, ha presentato ricorso, appunto, al palazzo di giustizia di Tivoli che dovrebbe fissare udienza sul caso entro pochi giorni.

Placidi è ottimista?

Purtroppo non troppo. La mia è una vicenda kafkiana. Un cavillo assurdo della legge Severino mi sta impedendo di concorrere. Lo trovo anti democratico. Sono incredulo e furioso.

A renderla incandidabile un fatto di 26 anni fa…

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Sì, una condanna a nove mesi del 1998 per fatti relativi a 1995. Un abuso d’ufficio che avrei compiuto da sindaco. Con la nuova legislazione non potrebbe nemmeno essere presa in considerazione. Riguardava la concessione di una costruzione di 25 metri quadrati e un’altezza di due metri e venti, quindi non abitabile, rilasciata per quelli che ritenevo motivi igienico sanitari. Un fatto minimo, insomma, considerata la mia lunghissima attività professionale da architetto e da sindaco, visto che ho amministrato Marcellina per 19 anni.
In base alla nuova legislazione dell’abuso d’ufficio il fatto non sarebbe nemmeno da considerare.
E invece nel caso mio sì. Perché, e questa è la prima assurdità, la legge Severino è retroattiva. E ha stabilito l’incandidabilità per chi abbia subito condanne. Nel caso di un senatore o un deputato reati del genere si estinguono automaticamente trascorso il doppio delle pena o comunque entro sei anni. Nel caso di un sindaco, nella mia fattispecie, per un fatto di 26 anni e da me dimenticato, archiviato, invece si sarebbe dovuto presentare una domanda di riabilitazione. Quindi questo è il secondo assurdo: io posso fare il deputato, non il sindaco. La legge fa figli e figliastri.

L’intervista completa sul numero cartaceo e digitale di oggi 14 settembre

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