GUIDONIA – “Il guerriero di Roma”, il romanzo storico di Marco Quaranta

Il 50enne pubblica la sua seconda opera sulla Roma del IV secolo avanti Cristo. L'intervista

“Una trama avvincente in linea con il periodo storico, per il quale esistono poche fonti e gli archeologi continuano a riscriverne la narrazione”.

La copertina del nuovo romanzo storico “Il Guerriero di Roma” firmato da Marco Quaranta

Così Marco Quaranta descrive “Il Guerriero di Roma”, il secondo romanzo storico firmato dal 50enne scrittore di Guidonia, funzionario comunale con una lunga esperienza nei Servizi sociali.

Come la sua prima opera pubblicata nel 2021 e intitolata “Roma vs Veio – Il duello mortale”, anche “Il Guerriero di Roma” è ambientato nella repubblica di Roma del IV secolo avanti Cristo, nel decimo anno di guerra con la città etrusca di Veio, quando il popolo latino iniziava la sua espansione in Italia a scapito delle etnie rivali.

Marco Quaranta firma il suo ultimo romanzo

In 366 pagine Marco Quaranta racconta la storia di Marco Orazio Pulvillo, componente di una delle famiglie patrizie più importanti di Roma, testimone delle imprese di Marco Furio Camillo, che insieme ad una folta galleria di personaggi tiene viva la narrazione raccontando la brutale e sanguinosa realtà quotidiana della vita militare nelle legioni romane, spietate ed efficienti macchine da guerra.

Marco Quaranta alla Fiera nazionale “Più Libri più liberi”, dove ha presentato il suo “Il Guerriero di Roma”

Il nuovo romanzo, edito dalla casa editrice “Arpeggio Libero” di Lodi, è stato presentato durante “Più Libri, più Liberi”, la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria tenutasi dal 6 al 10 dicembre a Roma.

Cresciuto a Villanova di Guidonia, Marco Quaranta abita con la sua adorata compagna e i suoi amati figli nel borgo medievale di Montecelio, la Corniculum che diede i natali al Re Servio Tullio.

Un posto ricco di storia.

Come quella della Roma antica narrata attraverso il personaggio di Marco Orazio Pulvillo, riflessivo e irruento allo stesso tempo, una contraddizione che emerge in molti aspetti della sua personalità quando deve confrontarsi con temi come destino e libero arbitrio mettendo a dura prova sé stesso gli insegnamenti del padre e ciò che vede egli stesso.

Non gioca alla guerra Marco Orazio Pulvillo è costretto a fare la guerra, anche se è un ragazzo e come tutti i giovani il suo animo è incline ai primi amori adolescenziali che lo accompagnano per tutta la campagna contro la città di Veio; è innamorato della vita e non intende perderla, pronto a tutto per tenerla stretta.

Marco Quaranta giura che è frutto del caso se il protagonista porta il suo stesso nome, che la maggior parte dei personaggi sono di ispirazione storica e altri sono inventati dalla sua mente “vulcanica” infestata da miliardi di idee e personaggi che reclamano il loro spazio.

“Il romanzo è un susseguirsi di fervide immagini del mondo romano visto da persone normali – spiega l’autore – Una storia scritta per il lettore che vuole solo la scusa per leggere un’altra pagina, grazie a una narrazione travolgente che nasconde nuove sorprese e continui sussulti ad ogni capitolo”.

Laureatosi alla L.U.M.S.A di Roma, Quaranta è anche diplomato presso l’accademia teatrale “Permis de conduire”, esperienza di grande importanza che gli ha fatto trovare la strada per dare sfogo alle mille idee con le commedie “L’amante amata”, “Talpe in vacanza” e “09 luglio 2006”.

Quanto c’è di Marco Orazio Pulvillo in Marco Quaranta? E perché.

Bella domanda. Marco Orazio Pulvillo è un personaggio molto più complesso di quanto io stesso, che l’ho creato, ne sia consapevole. Durante la scrittura sono emerse delle contraddizioni che in precedenza non avevo valutato, come se il personaggio iniziasse a chiedere un suo spazio.

Scrivere un romanzo storico ha un livello di difficoltà molto elevato, perché l’intreccio deve tener conto dei fatti realmente accaduti e che di fatto condizionano la narrazione, influenzando anche il carattere e la personalità degli attori principali del racconto. Ogni personaggio è parte del proprio autore perché diventa il crogiuolo dove un argomento, un sentimento o un’emozione viene rinchiusa e fusa con altre peculiarità del racconto dando vita a un’entità molto particolare, che in alcuni momenti somiglia all’idea che l’autore ha e delle volte prende una strada tutta sua.

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Un po’ come un figlio a cui consegni i valori tuoi e della tua famiglia, un bagaglio che si porta dietro nella vita (a volte si trascina) e tu puoi solo metterti lì pronto ad aiutarlo sperando che prenda la giusta strada. Un personaggio assomiglia molto a un figlio.

Quale è il personaggio che somiglia di più a Marco Quaranta? E perché.

Ogni personaggio ha un po’ del suo autore, anche gli antieroi possono covare al loro interno quei sentimenti che lo scrittore ha difficoltà ad ammettere e accettare. Io non scrivo testi autobiografici non li ritengo terapeutici per la mia persona; do sfogo alle tante idee che affollano la mia testa e che non riesco a contenere.

Detta così sembra la confessione di uno schizofrenico, ma non è così. Scrivere è una conseguenza del bagaglio personale dello scrittore, si scrive perché dentro si hanno una o più storie da raccontare e condividere con gli altri. Così i miei personaggi condividono con i lettori non solo le idee di Marco Quaranta o i sentimenti, ma anche quelle del mondo che ci circonda.

Il suo rapporto con la morte.

Brutto!

La morte per me è un momento difficile con il quale rapportarmi. E’ difficile pensare al dolore di perdere una persona cara, ma è ancora più difficile essere consapevoli che il tuo trapasso provocherà sconforto e dolore in chi ti vuole bene. Non sono ancora pronto a confrontarmi con la morte, ma ho ancora tempo per prepararmi.

Il suo rapporto con la vita.

Bellissimo!

La mia è una vita da vivere, piena di emozioni ed esperienze favolose. Nella vita mi è capitato di fare tante, ma tante, ma veramente tante cose. Dall’amare alla follia a volare nei cieli per scendere appeso a un fazzoletto di tela (paracadute); sognare e vivere ogni emozione fino al midollo. Ho vissuto mondi diversi in antitesi l’uno con l’altro che mi hanno arricchito di aneddoti di amici e di tante passioni che porto con me, strette, strette nel mio cuore e che ogni giorno mi accompagnano nella mia vita.

Il suo rapporto con la paura.

La paura è una carissima amica, mi ha sempre tenuto sveglio e vigile nei momenti importanti ed essenziali della vita. Mi ha sempre difeso dal panico tenendomi concentrato sul momento, senza farmi scivolare nell’immaginare le possibili conseguenze di un atto e mi ha aiutato a prendere le decisioni migliori in quel momento. Anche se delle volte mi ha frenato per non farmi prendere dei rischi eccessivi.

Qual’è la sua più grande paura oggi?

Non essere in grado di far capire a chi amo quanto sia importante per me. Non vedere più i miei cari, morire. Non essere ricordato. Diventare inutile.

E molte altre cose meno nobili.

Un po’ troppe cose che rappresentano un fardello che tengo ben stretto nello zaino che porto con me.

Il suo primo romanzo storico “Il duello mortale” è ambientato nell’antica Corniculum, l’attuale Guidonia Montecelio: è stata una scelta editoriale oppure deriva da un suo senso di appartenenza a questa città?

Nessuna scelta editoriale. Quando ho iniziato a scrivere il mio romanzo volevo raccontare ciò che conoscevo, i tramonti che vedo da casa mia o quando passeggio per le vie del mio comune, gli sguardi e le sensazione che i miei concittadini mi trasmettono.

Parlare di ciò che si conosce è il modo migliore di raccontare ciò che è vero. E la verità è ciò che rende vibrante un testo, perché parliamo di emozioni e non solo di parole. Per questo ho voluto ambientare questa storia qui a casa.

E anche perché questo territorio merita di essere raccontato anche per le cose belle che ha da offrire; troppe volte siamo descritti dalla cronaca per fatti poco piacevoli e questo romanzo è il mio contributo al tentativo di migliorare un posto che merita di essere di più di quello che sembra.

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In che modo Guidonia Montecelio e in particolare la sua attività professionale nei Servizi sociali per lei è stata una palestra di vita per conoscere l’animo umano?

Lavorare con uomini e donne che lottano per migliorare la loro condizione è una dell’esperienze più importanti della mia vita. Percorrere, al fianco delle persone la loro lotta mi ha sempre posto in una posizione di osservazione importante; in grado di vedere gli sforzi messi in campo dall’essere umano per affrontare un problema personale più intimo o una situazione che comportava tanti problemi.

Accompagnare la gente nel loro cammino mi ha fatto crescere, arricchendomi come uomo. Mi considero fortunato. Ho vissuto tante vite e sono stato testimone di tante vite.

Nel 2020 ho incontrato per caso C., un utente con problemi di dipendenza patologica che ho assistito molti anni fa e del quale potrei raccontare della lotta che ha combattuto e perso contro le sostanze, ma anche della guerra che ha vinto per il figlio, impegnandosi perché non facesse i suoi stessi passi. Mi ha fatto piacere, un immenso piacere quando mi ha raccontato che nel 2021 sarebbe diventato nonno.

Auguri a C.

Lei scrive che “la società romana era una delle più inclusive mai esistite, ma allo stesso tempo portava in sé fratture insanabili fra classi sociali e tribù”: cosa è cambiato dal 396 avanti Cristo ad oggi?

Roma nasce con un atto del primo Re, Romolo, che dopo la fondazione dell’Urbe permise a genti delle vicine città di diventare Romani, in un rifugio sull’Asylum, la sella posta tra l’Arx e il Capitolino. Tito Livio in “Ab Urbe condita” narra che tra questi ci furono i primi Padri Fondatori (patres) o patrizi. Io la chiamo massima espressione di inclusione.

Che l’immigrazione sia stato e sia oggi un problema è evidente, la storia racconta di tante vicende, casi di eccellenza e addirittura di guerre legate a grandi spostamenti di profughi. Diverso è il modo di concepire i flussi migratori delle persone che in epoca romana, attraverso all’inclusione trasformarono in risorsa, era una forma d’incentivazione alla partecipazione all’identità, della repubblica prima e dell’impero dopo.

Oggi l’immigrazione è vissuta come una piaga perché non c’è vera integrazione nel tessuto sociale e viene strumentalizzata per creare dei falsi miti. Ieri permettere a uno schiavo di affrancarsi, riscattando la sua condizione lo obbligava, dopo una vita di lavoro, a essere un individuo produttivo all’interno del tessuto sociale della popolazione.

Oggi lasciando vivere le persone in un sottobosco d’illegalità ha come conseguenza che siano mano d’opera per la malavita o quella fetta della società sottopagata ricattabile salarialmente e non vediamo l’arricchimento culturale che queste persone portano nel loro bagaglio.

Oggi autore di un romanzo, ieri di testi teatrali: cosa significa scrivere per Marco Quaranta?

Marco Quaranta ha sempre scritto, il primo ricordo che ho è delle elementari quando facevamo i collage con le immagini che ritagliavamo dalle riviste dai giornaletti.

Ricordo che un giorno una compagna di classe fece un apprezzamento a voce alta dicendo: “Che bello il lavoro di Marco, sembra un film” mi sono gonfiato di orgoglio. Io all’epoca guardavo gli sceneggiati Rai su Ulisse. Figuriamoci.

Oggi scrivo romanzi storici. Purtroppo in questo momento i miei progetti teatrali sono accantonati per dare spazio a questa nuova avventura editoriale, che mi sta dando molte soddisfazioni.

Il libro di Marco Quaranta è disponibile presso la Libreria Coop del Centro commerciale Tiburtino a Guidonia ed è possibile ordinarlo:
direttamente alla casa editrice ARPEGGIO LIBERO con SPEDIZIONE GRATUITA utilizzando il link https://www.arpeggiolibero.com/il-guerriero-di-roma.html

FELTRINELLI
https://www.lafeltrinelli.it/guerriero-di-roma-libro-marco-quaranta/e/9788833521459?queryId=8a70fd2324edeca5d9bfab98ea941e4a
LIBRACCIO
https://www.libraccio.it/libro/9788833521459/marco-quaranta/guerriero-di-roma.html
MONDADORI
Il guerriero di Roma – Marco Quaranta – Libro – Mondadori Store
AMAZON

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