Marta, un tuffo nei ricordi fino a Hong Kong

Marta Piva, 21enne di Valle dell’Aniene,   diplomata al Liceo Classico di Tivoli   oggi studia Logopedia all’Università di Tor Vergata, attività che impegna la maggior parte della sue giornate e, quando riesce a ritagliarsi un po’ di tempo libero, ama dedicarsi alla lettura e alla musica, in particolar modo al canto e al flauto traverso. Si definisce una persona estremamente curiosa e interessata a scoprire   cose nuove in ogni ambito, caratteristica che ben si sposa con quella che è la sua più grande passione, il viaggio. Proprio per questo non esclude la possibilità di lasciare l’Italia un giorno alla ricerca di un luogo che le rapisca il cuore, e tra le mete che ha visitato ricorda con piacere Atene e Londra. La sua meta dei sogni? Il continente africano!

 

 

Entriamo subito nel vivo di questa avventura, quali sono state le tappe salienti del tuo viaggio?
Il cardine del mio itinerario è stata Hong Kong, una metropoli fantastica che non ha una strada centrale fulcro delle attività principali, bensì diverse zone distinte a seconda dell’area merceologica, come ad esempio la via dei fiori, la via degli animali… E su quest’area emerge un vertiginoso grattacielo che ospita al 118° piano il bar più alto del mondo. Nella capitale una delle prime mete è stata Peak, un percorso panoramico che prende il nome dal tram storico che accompagna i visitatori per parte del tragitto verso l’altura da cui si vede tutta la città. Mentre nell’ entroterra ho avuto modo di ammirare Macao, località che risente molto della colonizzazione portoghese.
Da cosa lo si avverte?

Personalmente ho notato le analogie con Lisbona, che avevo visitato pochi mesi prima, sia nello stile architettonico che nella fede cristiana. Macao è famosa per i tanti e lussuosi Casinò e i loro strepitosi alberghi, molto particolare è il complesso in cui è stata riprodotta Venezia con tanto di canali, calli e gondolieri con gli occhi a mandorla!
La piattaforma vertiginosa raffigurata in foto è situata a Macao?
 Sì, è Macau Tower, una struttura alta oltre 300 metri dotata di un pavimento trasparente che permette una straordinaria veduta panoramica. A circa 230 metri di altezza c’è anche una piazzola per il bungee jumping e non nego di aver avuto la tentazione di buttarmi, ma coscienziosamente mio cugino me lo ha impedito!
Nell’immaginario collettivo alla Cina sono legati maestosi e sfarzosi templi e la spiritualità è davvero forte.   
Proprio così.  Io ne ho visitati diversi, alcuni dei quali davvero splendidi, in particolare quello sulla Ngong Ping, sede della statua in bronzo del Buddha più alta del mondo e attorniato da una serie di strutture minori in cui i fedeli bruciano piccoli foglietti di carta per purificarsi. Anche il tempio a Kowloon mi è rimasto nel cuore, soprattutto perché ci sono moltissime lanterne e candele, spesso arricchite da preghiere scritte, comprate dai devoti “ex voto”. In un altro tempio il tripudio di ricchezza era esaltato  non solo dagli ornamenti ma anche dalle copiose offerte di cibo con cui si nutrono gli idoli, dove peraltro ho avuto modo di ascoltare i canti di preghiera dei monaci in una suggestiva oasi zen e di ammirare i rituali spirituali dei fedeli.
Un mondo, quello orientale, molto lontano dal nostro. Cosa ti ha colpito di più?
Culturalmente, il legame con le tradizioni e la propensione alla disciplina, le persone sono assolutamente diligenti e tutto è ben organizzato, basti pensare alle 16 linee di metro! Aspetto questo che più evidenzia, a mio avviso, il divario tra Cina e Italia. Ciò che mi ha lasciato letteralmente scioccata però è la netta differenza tra la zona “ricca” con imponenti grattacieli, numerose banche, negozi di alta moda, pub di stampo inglese e una linea di metro che passa sotto il mare, e la zona “povera” in cui le persone sono stipate in strutture fatiscienti e dove le strade di domenica pullulano di inservienti filippini che durante la settimana vivono nelle case dove lavorano e nel giorno di riposo si dedicano a passatempi e alla cura di sè lungo le strade della città.
Una cultura distante da quella italiana, ma soprattutto una “cucina” del tutto differente dalla nostra…
C’è anche da dire che   il cibo tipico del posto   è completamente diverso da quello che ci viene propinato nei ristoranti cinesi in Italia! La cottura più utilizzata è quella al vapore e come bevanda utilizzano un thè dal gusto leggerissimo al posto dell’acqua. Personalmente ho apprezzato tantissimo i “dim-sum”, fagottini di pasta  che vanno bucati per far fuoriuscire il brodo di carne o verdure che contengono. Peccato solo per il pessimo odore di cucinato che dai negozi e dalle postazioni per lo street food impestava le strade!
Un consiglio a chi sta programmando di visitare la Cina?
Consiglio di stare alla larga dalla stagione estiva in cui i tifoni caldi rendono insopportabilmente elevate le temperature e di prepararsi a priori un itinerario perché solo con una precisa organizzazione ci si può orientare agevolmente e visitare gran parte dei luoghi d’interesse

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di Dalila Milano

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