La “supermamma”: Adele Fanelli, una vita tra maratone e pallavolo

 

Foto Adele FanelliAdele Fanelli, 40enne di Palombara Sabina, sposata con Marino Picecchi. Madre di due figli: Veronica di 15 anni e Simone di 12. Diplomata all’Istituto Magistrale di Tivoli, segno zodiacale Ariete. Si definisce dinamica, solare, generosa, romantica.
Simbolo della pallavolo femminile sabina, 30 anni di carriera alle spalle. Più centinaia di partite disputate e moltissimi campionati svolti. Capitano della squadra di Terza divisione femminile della sua città, dopo aver concluso questa stagione agonistica al quarto posto, ha deciso dire basta e spiega a tiburno.tv le sue ragioni.
“Ci pensavo da un po’. Quando ad aprile ho compiuto 40 anni ho vissuto dei giorni difficili. Ho fatto una profonda riflessione sulla mia vita. Nonostante sia ancora in grado di competere a livello agonistico, visto che praticando anche atletica ho un’ottima resistenza fisica, ho capito che avrei dovuto smettere. Questo è il momento giusto. Lascio uno sport che ho amato tanto e che ancora oggi mi lascia forti emozioni, ma è giusto così. Voglio dedicarmi ancor di più ai miei figli di quanto fatto fino adesso”.

 

Chiude la carriera con il Palombara Pallavolo, squadra della sua città.
“Non poteva essere altrimenti. Sono molto legata a tutte le persone che fanno parte di questa grande famiglia. Del resto a Palombara ho imparato a giocare a Pallavolo, diventando successivamente una giocatrice. Ho fatte esperienze altrove come Mentana e Monterotondo per poi ritornare a casa. Ho allenato il settore del minivolley e di nuovo ho fatto l’atleta fino a poche settimane fa”.

 

Foto n. 3 Adele FanelliCosa si porta dietro?
“Tanti momenti felici e alcuni meno positivi. Nel corso degli anni, si è formato un bel gruppo con le altre giocatrici diventate amiche, con le quali mi sono molto divertita non solo in ambito pallavolistico ma anche fuori dal campo di gioco. In particolare con Cristina Ruggiero, si è creato un ottimo feeling sin dai primi attimi. Ma anche con tutte le altre ragazze sono stata bene. L’unico rammarico che ho è per l’ultima stagione andata un po’ così. Vi sono state delle incomprensioni sia tra noi atlete che con il mister condizionando inevitabilmente l’andamento del nostro campionato. Potevamo piazzarci meglio in classifica, pazienza non è andata così. In fondo le difficoltà si possono trovare ovunque”.

 

La pallavolo continuerà a esserci nella sua vita?
“Certo, ma in modo diverso da come è stato fino a pochi giorni fa. Ritornerò da tifosa. Penso che non riuscirò a stare lontano per tanto tempo da un ambiente che mi ha dato molto e a non vedere più una partita di pallavolo”.

 

Continuerà comunque a praticare sport?
“L’atletica sarà il mio svago. Già ora corro tutto l’anno. Faccio parte dell’Atletico Monterotondo. Una decina di chilometri al giorno è il mio allenamento standard. Ho partecipato recentemente alla color run. E’ una corsa di 5 chilometri che si svolge sul lungo mare di Ostia. Si parte vestiti di bianco, e ad ogni 15-20 minuti dal palco vengono lanciati dei colori che investono tutti gli atleti partecipanti. Mi sono divertita molto. Ho disputato sino ad ora corse di 5, 10 e più chilometri. Il mio sogno resta però quello di correre un giorno la maratona. Mi piacerebbe partecipare a quella dei Fori imperiali del prossimo anno. Vediamo se sarà possibile”.

 

Adele Fanelli pallavoloParliamo della sua famiglia. La grande passione per lo sport in genere l’ha trasmessa anche i suoi figli?
“Veronica sin da piccola la portavo con me in palestra. Crescendo ha scelto anche lei di fare Pallavolo. Attualmente gioca nella categoria under 16. Si diverte molto è anche parecchio in gamba. Insieme alle sue compagne ha disputato un’ottima stagione, conquistando il diritto a disputare il prossimo anno il campionato di seconda divisione. In più, cosa molto importante è brava a scuola. Da grande vuole fare la criminologa. Sono convinta che riuscirà a realizzare il suo sogno”.

 

E di suo figlio Simone cosa ci dice?
“E’ un ragazzo speciale. A quattro giorni dalla sua nascita abbiamo capito che c’era qualcosa che non andava. Da lì in poi abbiamo fatto di tutto per capire cosa avesse. Insieme a mio marito siamo andati in molti ospedali, consultato tanti dottori che ancora oggi seguono nostri figlio e fatto moltissime analisi cliniche e esami medici. Attualmente non gli è stata riconosciuta nessuna malattia specifica. Il problema è che dipende totalmente da noi. Non ha una corretta deambulazione e non parla. E’ seguito da un neurologo, da uno psicoterapeuta e il Comune ci ha assegnato una ragazza che lo assiste tre volte alla settimana. Ringrazio coloro che si interessano tutt’ora della situazione di mio figlio. Io comunque vado avanti e mi auguro che un giorno la sua salute migliori”.

Mario Ridini

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