TIVOLI – Un calvario di tre giorni, ecco com’è morto Giuliano Bergamini

Eseguita l’autopsia sulla salma del 22enne di Campolimpido stroncato a seguito di una setticemia per una ferita alla coscia

di Marcello Santarelli
 
Sembrava una ferita banale, anche se aveva perso molto sangue: qualche punto di sutura e la rassicurazione che in pochi giorni si sarebbe cicatrizzata e il dolore alla gamba sarebbe passato.
Ma nell’arco di 72 ore il paziente è deceduto in seguito ad una setticemia. Giuliano Bergamini di Campolimpido, frazione alla periferia di Tivoli, aveva 22 anni. Sulla sua morte la Procura di Roma ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo affidato al pubblico ministero Giuseppe Cascini che ha fatto eseguire l’autopsia per accertare le cause del decesso avvenuto sabato mattina 25 luglio all’ospedale “San Camillo”.
Il magistrato ha inoltre delegato gli agenti del commissariato Monteverde diretto da Mariella Chiaramonte competente per territorio il sequestro della cartella clinica del ragazzo di Campolimpido sia nel nosocomio della Circonvallazione Gianicolense, sia nell’ospedale “San Giovanni Evangelista” di Tivoli.
UN CALVARIO INIZIATO MERCOLEDI’ SERA
Il calvario di Giuliano Bergamini era iniziato nella tarda serata di mercoledì 22 luglio, quando era stato trasportato in ambulanza al pronto soccorso di via Parrozzani.
Il mezzo del 118 lo aveva prelevato al ristorante “Antico Girarrosto” di via Ponte Lucano di Tivoli, dove il ragazzo nel tentativo di scavalcare la recinzione in ferro era rimasto infilzato all’altezza della coscia interna della gamba destra.
Alle 22,40 l’ingresso in ospedale, a mezzanotte e 50 le dimissioni con una prognosi di 10 giorni dopo che i sanitari gli avevano medicato e suturato la ferita lacero-contusa larga circa 7, 8 centimetri.
DIMESSO CON 10 GIORNI, GIOVEDI’ MATTINA E’ RITORNATO IN CORSIA
Eppure, quella che ai medici era sembrata una semplice ferita ha iniziato a dare problemi a Giuliano Bergamini, se è vero che alle 11,38 del giorno dopo, giovedì 23 luglio, il ragazzo si è ripresentato in pronto soccorso lamentando dolore alla gamba destra e difficoltà a muoverla.
I sanitari di turno lo avevano trovato vigile, orientato e in condizioni generali buone. Tuttavia si erano tolti qualsiasi scrupolo, sottoponendolo prima alla visita generale, poi ad una Tac torace, che non aveva rilevato alterazioni, e infine ad una radiografia alla gamba destra che aveva escluso lesioni ossee.
Attraverso l’ecografia, invece, i medici avevano notato la tumefazione dei tessuti molli della coscia destra e una lacerazione muscolare all’altezza del quadricipite, oltre a qualche linea di febbre.
UNA NOTTE TORMENTATA, POI LA SITUAZIONE E’ PRECIPITATA
Ricoverato in corsia con la flebo al braccio, durante la notte tra giovedì 23 e venerdì 24 luglio Giuliano Bergamini era apparso agitato, anche a causa del dolore, al punto da rimuoversi più volte l’ago dalla vena.
Al mattino i medici avevano notato che la coscia destra si era gonfiata e il ragazzo accusava sempre più dolore.
Ma l’emergenza è scattata soltanto poco dopo le 9, quando Giuliano è stato ritrovato sul pavimento del bagno in arresto respiratorio. A quel punto, i sanitari in servizio hanno praticato le manovre rianomatorie ma le sue condizioni erano già gravissime.
Erano circa le 10,30 e da quel momento le condizioni di Bergamini sono precipitate. Prima una Total body, poi una radiografia al torace.
A insospettire i medici era la coscia destra che si era gonfiata ancora di più ed era violacea e livida a chiazze, per questo il 22enne è stato sottoposto alla trasfusione di tre sacche di sangue e ad una terapia antibiotica nell’ipotesi di una setticemia fulminante.
Una volta intubato e sedato, i sanitari hanno deciso finalmente di verificare le condizioni della ferita suturata neppure 36 ore prima in pronto soccorso.
Rimossi i punti, sotto il taglio superficiale c’era un piaga profonda già in putrefazione. Una situazione disperata, resa ancor più tragica dal fatto che né le trasfusioni né la terapia anticoagulante avevano sortito il benché minimo effetto.
Alle 17,35 la richiesta di intervento dell’eliambulanza per il trasferimento presso un ospedale più attrezzato per un caso tanto grave. Alle 17,51 la partenza verso il San Camillo in prognosi riservata e con una diagnosi spietata: “grave shock settico”.
Sabato mattina il decesso.
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