Cassa integrazione al Nomentana Hospital, parla il presidente Berloco

"Attualmente presso la Casa di Cura sono presenti circa quaranta pazienti positivi con un trend decrescente negli ultimi giorni in quanto i pazienti, molti dei quali rimasti sempre asintomatici, stanno guarendo"

Nei giorni scorsi il Nomentana Hospital è tornato sotto i riflettori per i pazienti Covid all’interno della struttura e la decisione della proprietà di accedere alla cassa integrazione per un massimo di 250 dipendenti. La situazione della Casa di Cura di Tor Lupara è stata anche discussa durante una Commissione regionale congiunta Lavoro-Sanità lo scorso giovedì 5 novembre. I sindacati hanno chiesto di ritirare la decisione, ma intanto la struttura è semi-vuota, visto che solitamente ospita una media circa cinquecento pazienti e cinquecento dipendenti.

Il presidente Desiderata Berloco, spiega le ragioni di una decisione che è stata presa per la prima volta da quando è stato aperto il Nomentana Hospital in Largo Nicola Berloco a Fonte Nuova.

Dottoressa, quanti sono i positivi attuali al Nomentana Hospital?

Attualmente presso la Casa di Cura sono presenti circa quaranta pazienti positivi con un trend decrescente negli ultimi giorni in quanto i pazienti, molti dei quali rimasti sempre asintomatici, stanno guarendo.

Il numero è destinato a ridursi ulteriormente e in maniera significativa nel corso della prossima settimana.

Qual è la situazione attuale all’interno della Casa di Cura? Quanti sono i pazienti ricoverati?

Per dare un ordine di grandezza, attualmente nel reparto di Riabilitazione sono presenti solo 18 pazienti su un totale di 124 posti letto e nel reparto di Lungodegenza sono presenti solo 30 pazienti su un totale di 98 posti letto.

Attualmente il Nomentana Hospital ha quasi 300 posti letto vuoti e, tale numero, è previsto in continuo aumento a causa del perdurare del cordone sanitario e blocco temporaneo dei ricoveri imposto il 10 ottobre dalla ASL Roma 5 e non ancora rimosso. Ogni giorno, quindi, alcuni pazienti si dimettono perché terminano il percorso di cura, ma nessun nuovo paziente entra.

Perché avete deciso di ricorrere alla cassa integrazione?

A causa della forte riduzione del tasso di occupazione dei posti letto, siamo dovuti accedere al Fondo di Integrazione salariale (FIS) per 9 settimane, fino ad un massimo di 250 persone.

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È stata la prima volta in quasi 70 anni dalla fondazione del Nomentana Hospital. Finora abbiamo sempre pagato regolarmente gli stipendi e i contributi, ma ora non potevamo fare altrimenti.

La Regione Lazio fin dal mese di marzo ha dato due possibilità alle strutture sanitarie: fatturare ogni mese l’effettivo fatturato prodotto oppure fatturare ogni mese il 90% del budget dell’anno precedente solo a condizione che non si sia fatto ricorso agli ammortizzatori sociali per quel determinato mese. Tale aiuto che, purtroppo ad oggi è solo un anticipo e, come tale, andrebbe restituito, è stato dato alle strutture per fronteggiare la mancanza di liquidità dovuta al drastico calo del tasso di occupazione in tutte le strutture sanitarie della Regione Lazio dovute all’emergenza COVID-19.

Voi cosa avete scelto durante la prima ondata Covid?

A partire dal mese di marzo 2020 il Nomentana Hospital ha optato, come molte strutture sanitarie della Regione Lazio, di procedere alla fatturazione in acconto al 90% non accedendo agli ammortizzatori sociali.

Cos’è cambiato ora?

Con Delibera di Giunta 689/2020 del 6 ottobre la Regione Lazio ha specificato in maniera dettagliata che il 90% è solamente un acconto e che successivamente verrà fatto un conguaglio basato sulla produzione effettivamente erogata e che le strutture sanitarie possono utilizzare un eventuale extra produzione del 2021 per compensare la produzione persa nel 2020.

La nostra struttura, per le ragioni prima ricordate, già ad ottobre 2020 ha maturato un conguaglio fortemente negativo ma per le sue caratteristiche e specialità (post acuzie) è di fatto impossibilitata a fare extra budget nel 2021.

La maggior parte dei costi di una struttura sanitaria sono i costi del personale e, tali costi, vengono sostenuti dalle strutture sanitarie indipendentemente se i posti letto sono occupati o meno da malati.

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Tutti i settori, giustamente, stanno ricevendo indennizzi e ristori per la chiusura dell’attività. Ad oggi, nessun indennizzo o ristoro è stato previsto per la sanità. Riteniamo giusto che questo 90% erogato come acconto, sia da intendersi come indennizzo (e non solo come anticipo da restituire) proprio per il fatto di non aver usato fino ad oggi gli ammortizzatori sociali, per aver subito un drastico calo del tasso di occupazione anche dovuto a livello nazionale e/o regionale al blocco di attività sanitarie, avendo, però, mantenuto la piena operatività della struttura supportando tutti i costi, tra cui quello, particolarmente rilevante, del personale.

Durante l’audizione del 5 novembre la Regione Lazio ha, però, rassicurato che questo 90% non dovrà essere necessariamente restituito proprio per fare in modo che le strutture sanitarie evitino l’utilizzo di alcuna forma di ammortizzatore sociale.

Il Nomentana Hospital ha quindi con urgenza chiesto un incontro chiarificatore della vicenda con la Regione Lazio, come suggerito durante l’audizione.

Quando tornerete pienamente operativi?

Dal 10 ottobre ad oggi noi abbiamo ricevuto circa 400 proposte di ricovero da parte dei maggiori ospedali per acuti della Regione Lazio che volevano trasferirci i pazienti e, quotidianamente, riceviamo numerose richieste di ricovero.

In un periodo di massimo sforzo del sistema sanitario, è fondamentale utilizzare ogni posto letto disponibile al fine di alleggerire la pressione sui pronto soccorso e gli ospedali per acuti. Solo con il tempestivo trasferimento di pazienti da ospedali per acuti a strutture di riabilitazione e lungodegenza come il Nomentana Hospital, si permette agli ospedali per acuti di svolgere correttamente la loro funzione.

Da parte nostra ci riteniamo pronti fin da subito ad accogliere nuovi ricoveri all’interno della nostra struttura che, in ogni caso, attualmente nonostante il perdurare del temporaneo blocco dei nuovi ricoveri sanitario sta curando circa 300 malati.

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