Amazon sciopero

Amazon: verso lo sciopero del 22 marzo. Stop a pacchi e consegne

Negli ultimi due giorni i lavoratori di Amazon sono stati in assemblea per organizzare lo sciopero del 22 marzo

Negli ultimi due giorni, 15 e 16 marzo, nello stabilimento Amazon di Passo Corese (così come nel resto d’Italia) si sono svolte sei assemblee tra i lavoratori per spiegare le modalità di sciopero della filiera proclamato per il prossimo 22 marzo dai sindacati Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti. Viste le presenze alle assemblee di centinaia di lavoratori, si presume/si spera che ci sarà una adesione massiccia alla manifestazione del 22, la prima del genere nel nostro paese. Lo sciopero, si legge in un comunicato del sindacato, si è reso necessario per l’indisponibilità delle associazioni che rappresentano Amazon Italia Logistica a chiarire e migliorare le pesanti condizioni di lavoro del personale del delivery di cui Amazon Italia Transport è committente. In pratica, il colosso statunitense non si vuole fare carico di tutti quei lavoratori che ogni giorno e a tutte le ore consegnano i pacchi nelle nostre case, dipendenti delle società appaltatrici di Amazon, convinta che le loro sorti non siano di alcun interesse per lei. Da qui la decisione dello sciopero perché i sindacati vogliono un’assunzione di responsabilità da parte dell’azienda, con una piattaforma di rivendicazione unica per dipendenti diretti e non, al fine di ottenere miglioramenti retributivi e normativi delle condizioni di lavoro di tutti. Dunque è chiamata a parteciparvi l’intera categoria dei lavoratori, iscritti e non al sindacato, diretti, indiretti e somministrati Amazon Italia Logistica e Amazon Italia Transport. Un obiettivo storico, cui la società fondata da Jess Bezos non è certo abituata. E come si sciopera? Nel rispetto delle misure dovute all’emergenza Covid 19, esternamente agli stabilimenti o restando a casa. Poiché lo sciopero è un diritto del lavoratore, è bene ribadirlo, non ci possono essere sanzioni nei suoi confronti da parte dell’azienda. Chi partecipa, e dunque sospende il suo lavoro per un po’, perde il diritto alla retribuzione per tutta la relativa durata.

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