IL caso Anagni

Il centro laziale nuovamente ricordato nella Storia come emblema di una grande trasgressione al potere

Non può sfuggire alla suggestione la mirabile coincidenza che si ripete Anagni. La notizia che rimbalza in tutte le agenzie con diversi livelli di approfondimento va in pendant con il famoso Schiaffo di Anagni.

Ma tornando ai nostri giorni, in estrema sostanza, è stata trovata una giacenza di ventisei milioni di dosi di Astra Zeneca nello stabilimento Astra Zeneca di Anagni. il fatto è vissuto come un insulto della grande impresa farmaceutica verso il maggiore committente, l’Unione Europea, per la prevalenza dell’interesse industriale. Come nel 1303, quando il Papa Bonifacio VIII fu preso in ostaggio nella cittadina e conteso per essere spedito a Parigi o trattenuto nella sua terra d’origine, lo scontro è tra i due poteri che governano il mondo.

Uno sostanziale, l’industria, l’altro virtuale, il governo degli stati. Non sappiamo chi la spunterà in questo braccio di ferro.

Probabilmente anche il colosso britannico-olandese dovrà addivenire a più miti consigli, ma solo perché una guerra nella guerra è un fatto assolutamente inopportuno.

Tra le molte vicende da chiarire alla fine di questa crisi pandemica saranno i rapporti tra gli stati sovrani e le grandi concentrazioni industriali. Il tema della globalizzazione sollevato alla fine del precedente millennio evidenziava il movimento di genti, risorse e ricchezze nel mondo. Ma soprattutto il formarsi di poteri sovranazionali a cui nulla avrebbero potuto in contrasto i paesi nazione.

Ora questa evidenza ce l’abbiamo davanti agli occhi in modo chiaro. E allora, più che un problema teorico, quello che dovrà essere sollecitato ad Ursula Van Der Leyen sarà la piena acquisizione di un ruolo di direzione da esercitare nei territori dell’Unione.

E gli altri paesi sovrani allo stesso modo. Pena il cadere in un nuovo grande conflitto, stavolta senza Storia, tra chi ha il potere reale e concreto delle cose rappresentato da grande concentrazione di ricchezza, da una parte, e dall’altra il potere nominale di sindacare certe scelte prese sempre altrove dai parlamenti eletti dai popoli.

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