Covid, assolto il grasso superfluo

Uno studio sul rapporto tra nutrizione, obesità e gli effetti della terapia di cura in persone ammalate per il contagio

Una ricerca pubblicata su Clinical Nutrition mette in relazione obesità, nutrizione e comorbilità. (Si chiamano comorbilità le patologie di cui soffre il singolo paziente, al di là dello stato di avanzamento della patologia sofferta per il contagio da Covid).

I dati sono quelli recepiti tra aprile e luglio del 2020 e riguardano 1.391 pazienti affetti da Covid-19, anche se non in forma grave.

Ebbene, si evidenzia che l’inadeguato apporto nutrizionale a ridosso del ricovero ospedaliero è associato a risultati clinici negativi.

In sostanza, i ricercatori hanno osservato che i malati “in cui veniva riscontrata la riduzione dell’alimentazione, avevano un maggior rischio di dover essere trasferiti in terapia intensiva e di morire durante l’ospedalizzazione.

I risultati hanno, inoltre, dimostrato che il peggioramento di stato non era dettato tanto dall’obesità ma dalla contemporanea presenza di comorbilità.

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L’obesità non complicata è risultata, invece, come un fattore protettivo.

Sarebbero quindi le comorbidità il fattore determinante per il peggioramento di stato. E questo vale, dicono gli studiosi, non solo per il Covid.

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