La libertà nell’età del virus

Vecchie paure ventilate perché le risposte non sono certe

Che la nostra fase storica sua avara di personalità di pensiero è stato detto spesso in diverse sedi. Forse dovevamo conoscere una crisi apicale come la fase pandemica per capire quanto tutto ciò sia vero e quanto le voci che guadagnano un loro spessore – condivisibili o no – siano invece i funzionari del ‘mondo della tecnica’. 

Si tratta di chi si fa alfiere di valori traducibili in numeri e di attività precedentemente registrate e classificate, tanto da escludere ogni innovazione.
I funzionari del ‘mondo della tecnica’, in questo caso, sono medici e virologi incapaci di dire: “non so”, “non capisco”. Ma anche i grandi leader di Stato che in mancanza di strumenti interpretativi propri assumono quello degli specialisti sul campo: i virologi, appunto.
Ma a rendere avvilente il quadro che ci offre il dibattito del nostro paese sono gli ‘uomini di pensiero’ da cui sarebbe stata auspicata una lettura diversa, in grado di scompaginare l’asfiitico dibattito tra ortodossi alla linea di Stato e gli scettici.
Di meglio non si sa guardare che alla Costituzione, più alto non di sa tirare che sul pericolo di perdere le libertà e l’autonomia de Parlamento. Argomenti esposti ad apertura di questa vicenda dal francese Henry Levy e dal nostro Agamben. Quando ci si è accorti che di Covid si moriva sul serio e in massa certe tesi non sono state rieditate.
Ora che (sbagliando) si crede che la brutta stagione sia alle porte si rinnova il tema delle insindacabili verità.
I costituzionalisti non lanciano l’allarme per l’attacco alla Costituzione, il filosofo Cacciari e lo storico Barbero, sì.
L’attacco sarebbe intentato dal Green Pass e dall’obbligo vaccinale. Ma come? Non era questo che si chiedeva da parte di molti dubbiosi?
L’obbligo in quanto obbligo per un sistema di cura, in effetti, non è consentito dall’articolo 32 della Costituzione. Ma tutti sanno che questo scoglio è stato superato quando allo strumento sono stati dati i crismi di obbligatoria autotutela sociale (allo stesso modo di un lavoratore in cantiere deve indossare le protezioni, non gli è concessa libera scelta). Quel lavoratore in cantiere si pone come simulacro della società tutta.
Se questo usbergo non è stato ancora posto non è per motivi filosofici ma per motivi legali: eventuali effetti indesiderati sarebbero facili oggetto di un contenzioso per risarcimento del malcapitato. E le case farmaceutiche, così come gli Stati centrali, non vogliono questo.
Il pensiero sulla ‘tendenza fondamentale del nostro tempo’ dovrebbe occuparsi assai più attentamente sui soldi e sul loro flusso. Il tema delle libertà in astratto ricoprirebbe quel pallido richiamo al tema dell’esistenza e a quanto si è disposti a metterla a rischio per la tutela del valore che rimane lasciato in astratto.

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