Sui vaccini torna il dilemma della fede

Il dibattito da scienza e no vax somiglia a una disputa teologica che ha come sfondo un sistema di vita

Guardando al dibattito sulla necessità di fare il vaccino e la facoltà di non aderire a questa pratica, che pare un obbligo senza fondamento etico, non si può che riferirsi ai grandi temi sulla fede.

In questo quadro di contrapposizioni la fede sull’immunizzazione da vaccino contrasta con chi antepone un’altra fede, quella sull’inefficacia di tale pratica e sul suo danno.

Anche se le argomentazioni derivano da ragioni contrapposte, da una parte la fiducia nella scienza e dall’altra quella verso una versione controcorrente, non si può fare a meno di considerarle come il risultato di due confessioni, pur antitetiche.

Da una parte chi ha fiducia nel risultato di questo mondo complesso e articolato che al momento è riuscito a fornire questa risposta al problema del contagio, quindi della malattia e della morte che se ne ricava. Dall’altra chi rifiuta tutto questo e invece su questa sfiducia rafforza il forte dissenso su pratiche coinvolgenti la propria corporeità. IN quest’ultimo caso ci si aggiungono motivazioni di antagonismo allo stato di cose che trova nel rifiuto alla vaccinazione solo un ultimo pretesto. Si tratta di contestatori apocalittici che in normali condizioni si disperdono nella popolazione, ma trovano compattezza nella motivazione asserente questo “gran rifiuto”.

(IN questa discussione chi scrive si guarda bene dal prendere posizione per l’uno o per l’altro occupandosi, al momento, solo di comprendere lo stato di cose).

Ed è incredibile come questa discussione, su cui Cacciari accusa i proto-governativi di avere l’ossessione scientista, conservi invece il senso del dovere e della colpa, quindi del peccato per chi deroga. (La posizione della scienza pone il dovere di vaccinarsi e il peccato per chi deroga. Il convincimento di chi avversa questa soluzione vede nella trasgressione a questo dovere una necessità irrinunciabile e considera una colpa quella della massa inerte che aderisce a campagne di vaccinazione).

In definitiva non potrebbe che essere così. Nessuno – se non gli stretti addetti al lavoro – riesce a verificare la correttezza delle procedure di chi ha operato per arrivare al vaccino. La stragrande maggioranza della popolazione deve fidarsi. Così come i credenti si fidano del messaggio evangelico e pur con accentuazioni diverse sono convinti di una vita ultraterrena. Ed è un singolarissimo accostamento tra due mondi che sono nati con una aderenza al reale diametralmente opposta.

Sia nel caso della fiducia nella scienza che per nel sentimento di redenzione dopo la morte, la fede si pone come ultimo collante. Ma tanto più chi ritiene di possedere una versione controversa ritiene la sua verità l’unica versione possibile alla quale affidarsi con fiducia. In quest’ultima versione, quindi, il peccato starebbe tutto in chi aderisce alla versione scientista.

Il problema somiglia al rapporto tra peccato – possibile o consumato – e redenzione per allontanamento del peccato, sia inteso come possibilità che come certezza. Questa ci è data dai comportamenti virtuosi, secondo una grande scuola. Ma in verità, secondo Agostino, può derivare solo da un atto di Grazia. Ebbene, la condizione umana è che non ha trovato le modalità per accedervi. Ed è in ciò la sua tragedia.

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