donna al lavoro

La ripresa rallentata dal part-time

Ce ne sono troppi e davvero troppo brevi: sono soprattutto le donne a farne le spese

Nella tragedia complessiva dell’occupazione sotto pandemia, le donne stanno peggio: secondo i dati Istat nel 2020, su quattro posti di lavoro persi, tre sono “al femminile”. E la vulnerabilità del loro accesso alle occupazioni rimane tale: per quattro donne su dieci le nuove assunzioni sono a tempo parziale. Lo segnala il report Inapp (Istituto Nazionale per le analisi delle politiche pubbliche), dal titolo emblematico, “Una ripresa… a tempo parziale “. È vero che da gennaio a giugno sono stati attivati oltre 3,3 milioni di contratti, ma quasi 1,2 milioni (cioè il 35,7%) sono part-time. E come si diceva sono “riservati” alle donne, alle quali viene proposto il contratto a termine o saltuario, nel 42% dei casi, contro il 22% per gli uomini. Il dato complessivo, comunque, conferma la disparità di genere, poiché meno del 40% delle nuove assunzioni riguarda le femmine, contro oltre il 60% dei maschi, in tutti i settori, a parte quello della pubblica amministrazione e del comparto immobiliare, finanziario, assicurativo. Peggiore la situazione poi se al genere si associa l’età: il connubio giovane e donna non va bene al mercato del lavoro. E neppure gli incentivi per le assunzioni hanno qualche effetto. La situazione è a livello nazionale, ma al Sud i numeri sono peggiori rispetto al Centro-Nord.

 

 

 

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