L’emergenza energia sarà la priorità

Gli enti locali debbono farsi partner delle imprese per evitare che esorbitino fuori mercato i prezzi di produzione

Grandi comparti di imprese nel nordest. Buzzi Unicem, Car e Merck Serono a Guidonia, ma anche tre aree artigianali. Le imprese del travertino e la Trelleborg di Tivoli sono le attività che presumibilmente assorbono più energia. Ma c’è anche la zona industriale del Caimo a Monterotondo e quella di Prato della Corte a Fiano Romano saranno interessate al rialzo dei prezzi energetici che faranno balzare i prezzi di mercato delle rispettive produzioni.

Il lavoro dell’ente locale dovrà quindi essere di accompagno e guida nell’acquisizione dei fondi speciali del governo finalizzati ad attenuare i danni di questo rialzo prossimo dare una pericolosa impennata nei costi al consumo.

La legge finanziaria ha predisposto nove miliardi sulla voce specifica, ma si presentano già insufficienti tale e tanta è la mole degli aiuti che dovranno arrivare a tutte le tipologie di imprese, per non parlare degli ordinari consumi domestici.

Tra novembre e dicembre il rincaro dei prezzi è stato attribuito ai prodotti energetici che sono aumentati del trenta per cento. Gli aumenti sono dovuti in particolare all’andamento del gas naturale sui mercati europei: il gas all’inizio dell’anno quotava presso la borsa olandese attorno o sopra il livello di 70 euro dai precedenti 10-15 euro. L’energia elettrica all’ingrosso è passata da una media di 54 euro MWh a dicembre 2020 a 281 euro / MWh nel dicembre 2021.

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Questa lievitazione dei costi pare proprio avere una configurazione strutturale, cioè fa parte della specifica fase di mercato, non dipende da speculazioni o rialzi momentanei. Al fine di attenuare l’effetto devastante nell’economia reale il governo ha stanziato nove miliardi (terzo trimestre 2021 e primo trimestre 2022). Con questi soldi si intente alleggerire la componente fiscale che grava sulle bollette bollette dei consumatori domestici e delle piccole imprese. Inoltre si è garantito sullo spostamento della fiscalità generale degli oneri e si è ridotta l’aliquota Iva sul gas al 5 per cento.

L’idea liberale (proposta anche dall’istituto Bruno Leoni) guarda alla promozione della diversificazione. Questo significa semplificare gli investimenti nelle rinnovabili. Siamo infatti arrivati al punto che le fonti rinnovabili competono direttamente sul mercato in assenza di sussidi. E sempre sul piano della diversificazione: aumentare la produzione nazionale di gas. In Europa gli Stati membri stanno rivedendo le proprie scelte in relazione allo sfruttamento delle risorse domestiche. Ma è anche vero che gli alti prezzi stanno attirando nuovi investimenti.

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E anche su questi deve guardare una politica lungimirante che non si fa mettere al palo dalla contingenza ma sa guardare al futuro come un’opportunità e alla crisi come un’occasione per ripensare antichi modelli consolidati.

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