Giorgia in Sicilia

Inopportuna la presidentessa del Consiglio corsa alla celebrazione dell’arresto di Messina Denaro

La Storia ci insegna che le coincidenze non esistono. Ebbene, che i due grandi boss della mafia siano stati arrestati lo stesso giorno a trenta anni di distanza non può essere una coincidenza. Bensì trattasi di una combinazione simbolicamente messa ad arte per rappresentare la chiusura della fase stragista con gli arresti degli uomini che ne furono i mandanti.

A dare conferma di questa ipotesi si aggiunge la visita precipitosa di Giorgia Meloni in persona che dalle occupazioni di Palazzo Chigi evidentemente non aveva di meglio da fare che precipitarsi in Sicilia per fare la passarella in quello che appariva più uno spettacolo trionfalistico che l’affermazione di un risultato di merito da parte delle forze di polizia.

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Sarebbe stato sufficiente, infatti, un messaggio trasmesso in tivvù, una lettera di encomio speciale ai carabinieri che hanno effettuato l’operazione. No. Giorgia vuole esserci. La stessa cosa grottesca che i nostri primi rappresentanti di governo fecero qualche anno fa quando fu rimpatriato Cesare Battisti dalla latitanza: tutti in fila ad aspettarlo in aeroporto per prendersi i meriti di questa decisiva operazione che cambiava la vita degli italiani.

L’osservazione non è solo di critica ai simboli ma vuole anche essere una riflessione sulla riduzione della portata del potere politico nella nostra età. Chi dovrebbe gestire grandi responsabilità è costretto a farsi fotografare accanto agli sportivi quando raggiungono un titolo di merito oppure a rappresentarsi quando le forze dell’ordine raggiungono importanti risultati. Vogliono condividere meriti che non sono i loro.

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Male ha fatto Giorgia Meloni a precipitarsi in tempo reale in Sicilia dimostrando che non aveva nulla da fare nel suo importante ufficio di presidente del Consiglio oppure quel che stava facendo poteva essere rimandato per la photo opportunity. Le vere grandi opportunità evidenziate nella sfera economica, del resto, è l’Unione Europea a dettarle. Lo stesso vale per le prescrizioni di rigore. Al prossimo fatto sensazionalistico allora la foto di rito. I passaggi sono comunque scanditi da eventi esterni alle decisioni nate a Palazzo Chigi.

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