MONTEROTONDO - Case popolari, 200 mila euro per ristrutturare gli alloggi fatti “coi piedi”

Approvato il progetto per il complesso di via Frati Crociferi. I tecnici denunciano “magagne” e lavori a risparmio

Il pavimento realizzato con piastrelle da interni spesse poco più di un foglio di carta.

La guaina incollata sul massetto anziché direttamente sullo strato coibente.

Lo zoccolino realizzato con lo stesso materiale delle piastrelle anziché in pietra.

Canalette di scolo e griglie “fantasma”.

Insomma, un complesso di case popolari “fatto coi piedi” che rischia di ammuffirsi a causa delle infiltrazioni dalle terrazze.

E’ quello di proprietà del Comune di Monterotondo in via Frati Crociferi sul quale ora l’amministrazione guidata dal sindaco Riccardo Varone intende intervenire a tutela della salute degli inquilini dei 18 alloggi.

La pavimentazione nella parte sud della terrazza

Per questo mercoledì 13 febbraio con la delibera numero 27 – CLICCA E LEGGI LA DELIBERA - la giunta Varone ha approvato il progetto esecutivo per i lavori di manutenzione straordinaria redatto dall’architetto Franco Cipriani di Roma e dall’architetto Francesco Guglielmi.

La pavimentazione nella parte nord della terrazza

Il costo complessivo del progetto esecutivo è di 200.336 euro e 99 centesimi e i lavori della durata di 90 giorni interesseranno le terrazze dell’edificio a tre piani.

Infiltrazioni dell’atrio bioclimatico

Dalla relazione tecnicaCLICCA E LEGGI LA RELAZIONE TECNICA - firmata dall’architetto Cipriani emergono le cause delle infiltrazioni denunciate dai residenti all’interno di un complesso che all’epoca fu presentato come un edificio molto avanzato in particolare dal punto di vista del risparmio energetico.

Dettaglio dell’attacco tra pavimentazione e verticale al di sotto degli infissi dell’atrio bioclimatico in opera

Al termine dei sopralluoghi il progettista ha redatto una descrizione impietosa della situazione rilevata confrontando il progetto originario con le opere realizzate documentate con relative fotografie.

“La pavimentazione in progetto – scrive l’architetto Cipriani – è indicata in “quadrettoni 40 x 40”. Non si conosce il materiale previsto … ma in genere le piastrelle di quella misura hanno spessori elevati, pari a 30-40 mm a meno che non si tratti di materiali come il gres porcellanato o il klinker che presentano spessori di solito compresi tra 10 e 20 mm.

Le piastrelle installate sono invece di dimensioni minori (cm 15 x 15) e dello spessore di 6 mm. La qualità del materiale non è nota, ma evidentemente è poco adatto all’uso in esterno, come è evidenziato dal comportamento in opera.

Inoltre il pacchetto costituito da allettamento, colla e piastrelle è indicato di uno spessore complessivo pari a 4 cm, ciò che si rileva in opera è invece di uno spessore totale dell’insieme allettamento e colla pari a circa 4 cm.

Insomma, all’epoca la ditta costruttrice avrebbe risparmiato sulle piastrelle del pavimento delle terrazze.

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Ma non è finita, perché la relazione tecnica sviscera anche i problemi relativi all’impermeabilizzazione – si fa per dire – delle terrazze.

“La guaina, della quale non sono noti tipologia e spessore presumibilmente indicati in altri elaborati di progetto, è disegnata con uno spessore pari a 10 mm – scrive l’architetto Franco Cipriani – In assenza dei documenti scritti (relazione tecnica di progetto, capitolato, computo me-trico) si ritiene più probabile che si intendesse indicare un doppio manto di guaina dello spessore di 4 mm (quindi per uno spessore totale di 8 mm).

Ciò corrisponde a quanto si è rilevato in opera.

Invece, a differenza di quanto indicato in progetto, la guaina risulta incollata su un massetto anziché direttamente sullo strato coibente.

Inoltre in particolare l’attacco al di sotto degli infissi dell’atrio bioclimatico è disegnato come si può vedere nella fig. 0.2.3. ma ciò che è stato realizzato si può vedere nella successiva foto, fig. 0.2.5.

Come appare evidente la guaina, in strato singolo, non risvolta fino al carter metallico, ma termina dietro lo zoccolino (realizzato con lo stesso materiale delle piastrelle e non in pietra come indicato in progetto).

Si presenta inoltre parzialmente distaccata dal supporto favorendo così le infiltrazioni evidenti nella fig. 0.1.4.”.

Insomma, non solo un lavoro a risparmio ma anche “alla carlona”.

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Bocchettone in opera

Purtroppo non è ancora finita, perché nella relazione l’architetto Franco Cipriani descrive anche le condizioni dei bocchettoni e dell’intonaco dei torrini.

I bocchettoni per l’allontanamento delle acque meteoriche – scrive il professionista – nel progetto si trovano disposti all’interno di canalette di scorrimento perimetrali e centrali. In opera si riscontra l’assenza di tali canalette e il posizionamento dei bocchettoni non è perimetrale, ma nei punti di confluenza delle pendenze.

Inoltre non è presente una qualche griglia o rete per fungere da filtro rispetto all’ingresso di elementi potenzialmente in grado di otturare gli scarichi.

Intonaco, rete portaintonaco e guaina sui parapetti

“Le superfici verticali interne del parapetto e quelle dei vari torrini sono intonacate, anche con funzione di protezione della guaina impermeabile che risvolta fino alla copertina in acciaio zincato – conclude l’architetto Franco Cipriani – Lo spessore in progetto è indicato pari a cm 1 e tale spessore è minore di quello riscontrabile in opera, pari a 2 cm, così come si è riscontrata la necessaria rete portaintonaco.

Di fatto lo stato di conservazione di queste parti intonacate non è ottimale e in alcuni punti si notano infiltrazioni, risalite di umidità, fessurazioni e distacchi”.

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