GUIDONIA – “Quando un uomo mite se ne va”, il Preside ricorda Claudio Bianchi

L'omaggio di Eusebio Ciccotti all'amico elettricista scomparso

di Eusebio Ciccotti

Claudio Bianchi, l’elettricista di Guidonia scomparso a 60 anni

Sui prati che ancora resistevano al cemento, agli inizi degli anni Settanta, nei pressi della stazione ferroviaria di Guidonia, ancora correvamo dietro a un pallone. Tra l’erba, i cardi selvatici che spuntavano a primavera e qualche barattolo vuoto di pelati finito lì, decenni prima della differenziata.

Erano le ultime partite della mia adolescenza. Mesi dopo i proprietari avrebbero recintato quell’ultimo fazzoletto di verde che due anni dopo avrebbe ospitato una dignitosa palazzina di cemento grigio chiaro, con al posto degli occhi degli scintillanti vetri e come palpebre avvolgibili gialli, alzati a metà.

In quelle ultime partitelle del maggio1975 spesso avevamo come spettatori ragazzi di quattro o cinque anni più piccoli di noi diciassettenni. Aspettavano per farsi la loro partita. Siccome talvolta ci mancavano i giocatori per “fare le squadre” li invitavamo a entrare in campo e giocare con noi.

Tra questi c’era Claudio Bianchi.

Leggermente timido, educato, di corporatura snella, Claudio non ricorreva alle parolacce.

Passano degli anni. Lo perdo di vista.

Ogni tanto lo incrocio per le vie del centro di Guidonia, a passeggio, con accanto una bella ragazza bruna, Paola. Sono fidanzati. Sorridenti, sereni.

Altri anni fuggono via.

Ci si incontra talvolta all’uscita dalla messa domenicale, presso la chiesa di Santa Maria di Loreto. Sono sposati.
Le estati e i Natali sono inghiottiti dal nostro futuro a mulinello.

LEGGI ANCHE  Corse, cortei di pace e carnevale sudamericano: strade chiuse a Roma

Da qualche anno faccio il preside presso il Majorana-Pisano. Ci incontriamo di nuovo.

I due figli di Claudio e Paola frequentano la scuola con notevole profitto. I genitori mostrano rispetto nei riguardi degli insegnanti. Non chiedono “cortesie”. Mai lamentele.
Un giorno si presenta un problema tecnico. In una classe di prima liceo bisogna collegare una tastiera particolare per un ragazzo con seria disabilità. Bisogna “portare il filo” da una aula più lontana all’aula interessata. Il gruppo classe per motivi oggettivi non può essere spostato.

C’è bisogno di un elettricista.

Tra la richiesta ufficiale e l’arrivo del tecnico dello allora Ente locale che gestiva lo stabile, ci volevano dei giorni, forse settimane.

L’alunno deve subito usare i propri strumenti digitali, tastiera e schermo speciali. La mamma non intende pazientare.

Mi ricordo che Claudio è elettricista.

Lo chiamo per un parere sul da farsi. La sera stessa, dopo il lavoro, arriva a scuola. Facciamo un sopralluogo.

Con calma e serenità mi dice: “Acquista sette metri di cavo, tre prese, e cerco di rivolvere il problema. Domani sono qua”.

Il pomeriggio successivo arriva con il trapano, gli attrezzi: il materiale lo attendeva. Quarantotto ore dopo il nostro allievo speciale, Ronald, cui ero affezionato, da anni diplomato, faceva lezione con il docente di sostegno e i compagni. I suoi occhi (non parlava) erano colmi d’una indescrivibile gioia.

LEGGI ANCHE  GUIDONIA - Crollano tegole e calcinacci, paura in strada

La madre non smetteva di ringraziare.

Il mite Claudio aveva contribuito al successo dell’inclusione.
Caro Claudio, non sapevo della malattia che ti ha rapito a soli sessant’anni.

Due giorni fa, intorno alle nove, mentre torno in auto dalla messa, vedo, attraverso il finestrino, il manifesto funebre con il tuo nome e la tua foto. Mi fermo. Stento a crederci. Sei proprio tu. Sorridente.

Le esequie, era scritto, alle ore 12.00. Ho pensato al dolore dei tuoi cari.

Caro Claudio, tu eri, dovrei dire tu sei, un uomo mite. Un puro di cuore.

Ho sempre sentito che il Signore ti aveva scelto per fare del bene. Eri, anzi, sei, tra quegli amici di Gesù cui era/è dedicato il Discorso della Montagna.
Lunedì sono tornato in chiesa per la seconda messa. Per la seconda eucarestia.

Felice, nel mio dolore, di tornare per te. Di dedicarti, da peccatore, almeno una preghiera dal profondo del mio cuore.

Dopo la messa, durante il ricordo dei tuoi amici sacerdoti, mi è partito nella testa il filmato del filo e della presa, delle aule da collegare, degli occhi felici di Ronald.

Che lezione di autentica carità per me.

Grazie Claudio.

 

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.