M.rotondo – Ville lussuose spacciate per case popolari. I trucchi anti-Imu

Potete ammirarle anche tutti i giorni, passandoci davanti con la macchina oppure durante una passeggiata. Ma sappiate che state ammirando un miraggio. Perché le ville, a Monterotondo, praticamente non esistono. Anzi: ne esistono solamente tre. Tutte le altre sono accatastate in qualche altro modo e, di certo, non pagano l’Imu sulla prima casa.  Ma se le belle case con giardino si contano sulla punta delle dita, quelle che non mancano sono le case ultrapopolari. Quelle che, per l’Agenzia delle Entrate, vengono classificate come case “con finiture di bassissimo livello e bagni non ad uso esclusivo”. Quelle abitazioni che, in buona sostanza, non hanno il bagno se non quello in comune con altri poveri disgraziati.

Miraggi del catasto ovviamente, ma tant’è. Perché secondo questi dati Monterotondo sarebbe un paese in cui le abitazioni di pregio sono fantasmi, quando invece basta farsi un giro per constatare esattamente il contrario. Non considerando, poi, che è uno dei paesi con il costo più alto a metroquadro per abitazione nonostante la crisi, con prezzi che possono oscillare realisticamente tra i 2500 e i 3000 euro al metroquadro.
Questi sono i dati che emergono dalla database a disposizione dell’Agenzia delle Entrate e che trovate in tabella. Dati dai quali si evince che le abitazioni che continueranno a pagare l’imu sulla prima casa (A1, A8 e A9) sono solamente cinque, di cui due diroccate.
Quindi le “ville caratterizzate dalla presenza di parco o giardino in zona di pregio”, come dicono al catasto, sono solamente tre, per un totale di 60 vani e una rendita catastale totale di poco più di 9mila euro. Un dato che definire irrealistico è dir poco.
La maggior parte degli immobili, per un totale di 11.440 unità immobiliari, sono quelli di categoria A2, ovvero l’abitazione classica di tipo residenziale, a cui si aggiunge una corposa fetta di A4 di ben 4.429 immobili. Case di tipo “popolare” con un basso livello di finiture.
Ma la vera sorpresa si trova sommando le A3 (ovvero abitazioni di tipo economico presenza di impianti limitati all’essenziale) e di A5 (le già citate ultra popolari). Di questo tipo di immobili, di cui gli A5 sono considerati più che popolari, ce ne sarebbero ben 1.174, per un totale di più di 4mila vani.
L’ipotetico operatore del catasto che non avesse mai visitato Monterotondo, potrebbe farsi l’idea di una paese di case popolari, quartieri grigi, alloggi ad edilizia economica sovvenzionata e così via, quando invece la città è sempre stata considerata regina del mattone di qualità e delle zone di pregio.
Tutte abitazioni importanti che, però, sfuggono alle maglie del catasto e del “flagello” dell’Imu. Risorse in qualche modo sottratte alle casse del Comune e che potrebbero essere utilizzate per altri fini. Ovviamente pubblici. I tanti proprietari di ville fantasma scampano la prima rata dell’imposta sulla prima casa, mentre solamente in tre sono quelli che dovranno aprire il portafogli.
Dati che, comunque, non stupiscono chi mastica la materia, anche se non fa fatica ad ammettere che quella del catasto è una fotografia tutt’altro che fedele rispetto alla realtà eretina.
“Se parliamo di realtà catastale i dati sono corretti – spiega Maurizio Raimondi, consigliere dell’Udc e geometra – Se parliamo della fotografia reale della realtà no. Ma va considerato che, dal ‘92, è stato introdotto il DocFa – ovvero la documentazione fabbricati – Si compilano dei dati sull’immobile e viene indicata la categoria catastale. L’Agenzia delle Entrate ha 60 giorni per confermare o contestare l’accatastamento. Ma il problema è un altro – conclude Raimondi – Nella realtà, spesso, succede che una casa accatastata A7 di terza e quarta categoria, ha un valore catastale molto più alto di una A8 di prima categoria. L’errore, credo, sia far pagare l’Imu in base alla categoria catastale invece che al valore che ha l’immobile”.
L’assessore al Bilancio Ruggero Ruggeri, incalzato dal consigliere Marco Di Andrea (vedi Box) fa sapere che il Comune non avrebbe alcun problema ad affrontare la questione.
“Ma credo che il Comune di Monterotondo possa fare poco, perché è una questione relativa al catasto. Quello che l’Ente può fare è controllare il corretto pagamento dell’Imu rispetto alla categoria di riferimento. Faremo quello che si può fare ma la vedo un po’ dura”.

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