23/25 aprile – Palio di Sant’ Anselmo e Sagra del biscotto – Bomarzo (VT)
Palio di San Anselmo e sagra del Biscotto a Bomarzo (Vt) il 23 aprile 2014
Dal 23 al 25 aprile torna la Sagra del Biscotto e il Palio di Sant’Anselmo. Una tradizione che ormai da moltissimi anni si rinnova, per festeggiare nel miglior modo possibile il Santo patrono.
La prima edizione della Sagra del Biscotto risale al 1973 quando lAssociazione ProLoco di Bomarzo volle promuovere e valorizzare questo prodotto tanto caro agli abitanti locali.
La nascita del biscotto, che per dimensione e forma è più somigliante ad una ciambella, si perde nellantichità quando veniva denominato Pane di S. Anselmo.
Siamo esattamente nel V sec. d.C. e lallora vescovo della città, Anselmo (oggi divenuto Santo e Protettore dei bomarzesi) fece produrre un pane dolce da distribuire ai poveri e bisognosi e ai pellegrini che transitavano da quelle parti verso la città santa di Roma, sulla Via Francigena.
Da allora questa tradizione si è conservata di generazione in generazione e lantica ricetta, gelosamente custodita da madre in figlia, è rimasta pressoché immutata.
A Bomarzo é anche tradizione inzuppare il biscotto nella “zozza”…
Non siate maliziosi e toglietevi quel sorrisetto dalla bocca, perchè La zozza è un portentoso intruglio a base di liquori, olio, vino, zucchero, limone e anice.
A Bomarzo oggi vengono prodotti migliaia di biscotti di S. Anselmo, riconosciuti anche dal marchio di qualità italiano PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali).
Da vedere sicuramente anche il Palio di Sant’Anselmo che da oltre 20 anni viene celebrato in questo periodo. L’antica corsa di cavalli è un pezzo di storia, che si diputa tra 5 contrade. Il rione vincitore ottiene il Palio da custodire nella chiesa della propria Contrada.
RICETTA Ciambella all’anice della Tuscia
(Bomarzo): Farina q.b. – 10 uova – Zucchero 1 kg. – Olio 1/4 di litro – Alchermes e mists 4 bicchierini – Lievito 100 gr. – Semi di anice – Scorza di limone
Preparazione
Fare rinvenire il lievito secco mettendolo a bagno in acqua tiepida fino a copertura, circa mezzo litro, e lasciarlo ammorbidire per alcune ore. Successivamente scioglierlo per bene con le mani, passarlo al passatutto aggiungendo ancora acqua calda e in una terrina unirvi della farina di grano fino ad ottenere una pastella solida che, dopo averla segnata con una croce come é nella tradizione e coperta poi con un panno, lasceremo lievitare in ambiente tiepido ed a temperatura omogenea per circa dodici ore. Trascorso questo periodo, e cioé il mattino seguente, che é poi quello che precede il giorno della festa, in un grande recipiente di coccio si mettono le uova battute ma non montate, lo zucchero, l’olio di oliva, la buccia grattugiata di un limone, i liquori (Sambuca a Viterbo, Anisetta a Tuscania, Alchermes e mistrà a Bomarzo) due cucchiaini di sale, i semi di anice, il latte (presente nella maggior parte delle ricette) ed altri aromi facoltativi come la cannella, la vaniglia ecc. Si continua a mescolare a lungo fino a che lo zucchero non si sia sciolto completamente quindi si inizia ad aggiungere la farina e la restante pasta lievitata. Questo si può fare sia dentro il recipiente di coccio o sulla spianatoia a seconda delle usanze. Quando si sarà ottenuto un impasto omogeneo non troppo duro si lascia riposare per qualche ora poi si formano delle palle poco più grandi di un pugno e da esse, facendovi prima con il dito un buco al centro e manovrando poi con destrezza con le mani si formeranno varie ciambelle di venti centimetri circa di diametro che verranno poi disposte, ad una certa distanza una dall’altra per evitare che si uniscano, su una teglia unta sul fondo. Queste teglie, coperte poi con teli da cucina, si lasciano in ambiente tiepido per alcune ore per completare la lievitazione e dopo averle spennellate in superficie con uovo battuto, si inviano al forno, che dovrà rimanere sempre chiuso, per la cottura che deve durare in genere dai 25 ai 30 minuti. Torneranno con una crosticina marrone scura in superficie che conferisce loro, al di la del sapore, un aspetto gradevole che contribuisce, insieme al particolare profumo che emanano, a creare la caratteristica atmosfera della festa paesana.
Bomarzo è un suggestivo centro della Tuscia, denominato anche la città di Marte, uno strepitoso centro dominato dal massiccio vulvanico dei Monti Cimini che si affaccia sulla valle del Tevere. Bomarzo è da sempre conosciuta anche per ospitare sul suo territorio ” Il sacro Bosco” meglio conosciuto come Parco dei mostri. Un’opera unica nel suo genere realizzata nel 16° secolo da Pierfrancesco Orsini. Nel parco è presente un anfiteatro naturale decorato con gigantesche e inquietanti statue in pietra disposte su grandi terrazze. Passeggiando nel parco sicuramente rimarrete affascinati da queste opere. I mostri di pietra hanno da sempre attratto e incuriosito artisti e amanti dell’arte, ma dopo la morte di Orsini con i secoli a venire il parco cadde in stato di abbandono, per oltre 300 anni quelle meraviglieriposarono in silenzio fino al 1938 quando il parco venne riscoperto dal pittore Salvador Dalì.
Sia che consideriate queste enormi sculture di pietra dei mostri o delle opere d’arte, ne rimarrete sicuramente affascinati. I mostri di pietra di Bomarzo hanno per molti anni incuriosito e allo stesso tempo attratto artisti e amanti dell’arte, non meno di quanto abbiano terrorizzato la povera gente del villaggio. La leggenda del parco cresce di anno in anno – See more at: http://www.cyberitalian.com/en/html/gal_36.html#sthash.G6xls6tT.dpuf
Sia che consideriate queste enormi sculture di pietra dei mostri o delle opere d’arte, ne rimarrete sicuramente affascinati. I mostri di pietra di Bomarzo hanno per molti anni incuriosito e allo stesso tempo attratto artisti e amanti dell’arte, non meno di quanto abbiano terrorizzato la povera gente del villaggio. La leggenda del parco cresce di anno in anno. – See more at: http://www.cyberitalian.com/en/html/gal_36.html#sthash.G6xls6tT.dpuf
Sia che consideriate queste enormi sculture di pietra dei mostri o delle opere d’arte, ne rimarrete sicuramente affascinati. I mostri di pietra di Bomarzo hanno per molti anni incuriosito e allo stesso tempo attratto artisti e amanti dell’arte, non meno di quanto abbiano terrorizzato la povera gente del villaggio. La leggenda del parco cresce di anno in anno. Whether you consider those great stone sculptures monsters or marvelous works of art, you will be spell-bound by them. The stone monsters of Bomarzo have long both puzzled and attracted artists and art-lovers, no less than they have frightened the simple people of the village. The legend of that park grows from year to year. Il soldato-poeta-sognatore, Vicino Orsini, che costruì il suo parco delle meraviglie nel 1550, ruppe tutte le regole dell’arte del tempo. Egli creò di proposito un’attrazione bizzarra e insolita per stupire gli ospiti e, come disse lui stesso, “per dare respiro al suo cuore”. Egli creò quattro secoli fa – incredibilmente – un parco d’arte surreale, “straordinario e sovrannaturale”, com’era suo desiderio. The soldier-poet-dreamer, Vicino Orsini, who built his “park of wonders” in the 1550s, broke all the rules of art of his time. He created on purpose a bizarre and unusual attraction to stun his guests and as he said “to give vent to his heart.” Incredibly, he created four centuries ago a park of surrealistic art, “extraordinary and supernatural”, as was his desire. Uno dei primi artisti a cadere sotto il suo incantesimo fu il pittore tedesco Bartholomeus Breenbergh, che, nel 1625, visitò Bomarzo e ne disegnò i mostri. Ma con i lunghi secoli dopo la morte di Orsini, il parco e il suo “bosco sacro”, come egli chiamava quella macchia di alberi sulla collina di Bomarzo, caddero in stato di abbandono. Per oltre trecento anni quelle meraviglie vennero trascurate e riposarono in silenzio. Erba e erbacce coprirono i mostri dell’Orsini. Ma questi non si mossero e dormirono, o forse risero e aspettarono. Aspettarono di essere riscoperti nel 1938 dal pittore spagnolo surrealista Salvador Dalì che allora basò uno dei suoi più famosi dipinti sul Parco di Mostri di Bomarzo. One of the first artists to fall under its spell was the Dutch painter Bartholomeus Breenbergh, who in 1625 visited Bomarzo and made drawings of the monsters. But in the long centuries after Orsini’s death, the park and his “sacred wood”, as he called that patch of woods on the Bomarzo hill, fell into neglect. For over 300 years the wonders there were abandoned and they lay in silence. Grass and weeds covered Orsini’s monsters. But they didn’t move, they just slept, or perhaps laughed and waited. Waited to be rediscovered in 1938 by the Spanish surrealist painter Salvador Dali who then based one of his most famous paintings on the Bomarzo Monster Park. Quei mostri che si affacciavano fra le erbacce spaventavano la gente del posto. Sembrava che il parco sacro fosse abitato da strani spiriti. La gente di Bomarzo cominciò a chiamare il bosco sacro “parco dei mostri”. – See more at: http://www.cyberitalian.com/en/html/gal_36.html#sthash.G6xls6tT.dpuf
Sia che consideriate queste enormi sculture di pietra dei mostri o delle opere d’arte, ne rimarrete sicuramente affascinati. I mostri di pietra di Bomarzo hanno per molti anni incuriosito e allo stesso tempo attratto artisti e amanti dell’arte, non meno di quanto abbiano terrorizzato la povera gente del villaggio. La leggenda del parco cresce di anno in anno. Whether you consider those great stone sculptures monsters or marvelous works of art, you will be spell-bound by them. The stone monsters of Bomarzo have long both puzzled and attracted artists and art-lovers, no less than they have frightened the simple people of the village. The legend of that park grows from year to year. Il soldato-poeta-sognatore, Vicino Orsini, che costruì il suo parco delle meraviglie nel 1550, ruppe tutte le regole dell’arte del tempo. Egli creò di proposito un’attrazione bizzarra e insolita per stupire gli ospiti e, come disse lui stesso, “per dare respiro al suo cuore”. Egli creò quattro secoli fa – incredibilmente – un parco d’arte surreale, “straordinario e sovrannaturale”, com’era suo desiderio. The soldier-poet-dreamer, Vicino Orsini, who built his “park of wonders” in the 1550s, broke all the rules of art of his time. He created on purpose a bizarre and unusual attraction to stun his guests and as he said “to give vent to his heart.” Incredibly, he created four centuries ago a park of surrealistic art, “extraordinary and supernatural”, as was his desire. Uno dei primi artisti a cadere sotto il suo incantesimo fu il pittore tedesco Bartholomeus Breenbergh, che, nel 1625, visitò Bomarzo e ne disegnò i mostri. Ma con i lunghi secoli dopo la morte di Orsini, il parco e il suo “bosco sacro”, come egli chiamava quella macchia di alberi sulla collina di Bomarzo, caddero in stato di abbandono. Per oltre trecento anni quelle meraviglie vennero trascurate e riposarono in silenzio. Erba e erbacce coprirono i mostri dell’Orsini. Ma questi non si mossero e dormirono, o forse risero e aspettarono. Aspettarono di essere riscoperti nel 1938 dal pittore spagnolo surrealista Salvador Dalì che allora basò uno dei suoi più famosi dipinti sul Parco di Mostri di Bomarzo. One of the first artists to fall under its spell was the Dutch painter Bartholomeus Breenbergh, who in 1625 visited Bomarzo and made drawings of the monsters. But in the long centuries after Orsini’s death, the park and his “sacred wood”, as he called that patch of woods on the Bomarzo hill, fell into neglect. For over 300 years the wonders there were abandoned and they lay in silence. Grass and weeds covered Orsini’s monsters. But they didn’t move, they just slept, or perhaps laughed and waited. Waited to be rediscovered in 1938 by the Spanish surrealist painter Salvador Dali who then based one of his most famous paintings on the Bomarzo Monster Park. Quei mostri che si affacciavano fra le erbacce spaventavano la gente del posto. Sembrava che il parco sacro fosse abitato da strani spiriti. La gente di Bomarzo cominciò a chiamare il bosco sacro “parco dei mostri”. – See more at: http://www.cyberitalian.com/en/html/gal_36.html#sthash.G6xls6tT.dpuf