Colle degli Abeti – La ditta edile non paga le banche, arriva lo sfratto per le 36 famiglie

Resta il rischio sfratto

Insomma l’emergenza per queste 36 famiglie non è certo passata. Hanno richiuso le loro valige e sono tortae in quelle che da “casa dei sogni” si sono trasformate in un incubo: “Per riscattare gli alloggi avremmo dovuto pagare quasi il doppio del prezzo pattuito”. “Sono anni che lottiamo per i nostri diritti – spiega Claudio Bocci, presidente del comitato per la casa ‘Cerquete 2003’ –, abbiamo scritto a tutti: dal sindaco al Prefetto, ma nessuno ha mai risolto il nostro problema”.

 

Per avere la casa dovevano pagare il doppio del prezzo

cda palazzine sotto sfratto AntonioeClaudioIl comparto G/p è un edificio nato per soddisfare la legge 167, il cui scopo è quello di favorire “l’acquisizione di aree fabbricabili per l’edilizia economica e popolare”. Peccato, però, che negli ultimi anni gli assegnatari erano stati messi di fronte ad un bivio: pagare quasi il doppio della cifra pattuita in origine, oppure lasciare gli appartamenti a seguito del pignoramento dell’immobile. “Siamo le vittime di questa assurda storia, le cui colpe non ricadono soltanto sulla società edile, ma anche sul comune di Roma – aveva spiegato Claudio Bocci, a Tiburno –. La società edile nel 2000 aveva ottenuto dal Comune l’impegno per la concessione in diritto di superficie di questo terreno e, nel 2003, il permesso di costruire una palazzina e due villini”.

 

La ditta fallisce

Questa ditta edile, nel 2006, aveva richiesto un prestito di 3 milioni e 530mila euro alla banca Unipol per finire gli ultimi lavori necessari: la somma, però, non è mai stata restituita. “La banca ha portato avanti il pignoramento, nel totale disinteresse del comune di Roma, che si è dimostrato incapace sia di costringere la ditta a rispettare gli accordi, sia di tutelare i propri cittadini”, continua Boccia.
Per evitare lo sfratto, dunque, le famiglie avrebbero dovuto pagare i debiti della ditta: un appartamento che in origine costava 144mila euro, è arrivato a toccare quota 304mila nel giro di pochi anni. “Ma oltre il danno, c’è anche la beffa – prosegue Boccia –. Nella notifica di sfratto c’è scritto che si tratta di una zona residenziale, con tanto di servizi primari. Assurdo, considerato che gli allacci alle utenze li abbiamo dovuti fare noi, dopo mesi e mesi di attesa”.

I risparmi di una vita, insieme al sogno di possedere finalmente una casa, andranno in fumo per queste 36 famiglie. Vittime deluse di un sistema giudiziario che non tutela i più deboli.

 

l.l.g.

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