Fonte Nuova – “Cos’è successo a Dino?”, il caso Budroni arriva al Processo d’Appello

Qualora questo avvenisse la competenza per materia passerebbe alla Corte d’ Assise, corte composta sai cosè successo a dino manifestianche da Giudici Popolari. Inoltre nel caso il capo di imputazione diventasse il più grave “omicidio volontario” si allungherebbero i tempi della prescrizione e quindi il processo potrebbe avere uno svolgimento con tempi utili all’approfondimento della vicenda e dei suoi molteplici aspetti controversi.
Il processo di Appello è iniziato con un clamore mediatico molto superiore, rispetto al primo grado. La settimana scorsa era stata tappezzata Roma dai manifesti che riportavano la scritta “Sai cos’è successo a Dino?” Il manifesto stampato in 5mila copie voleva sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto al processo sulla morte di Bernardino Budroni, il giovane di Santa Lucia, ucciso il 30 luglio del 2011 sul Grande raccordo anulare durante un inseguimento con due volanti della Polizia e una del Nucleo radiomobile dei carabinieri, dopo due colpi esplosi da un poliziotto che si trovava a bordo di una delle “pantere”.

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Dopo l’assoluzione in primo grado all’agente che ha sparato il fratello, ora Claudia Budroni sorella di Dino, sta combattendo per accendere i riflettori sul processo d’Appello che è iniziato lunedì 4 aprile. Per questo motivo giovedì 31 marzo si è tenuta una conferenza alla Sala Stampa della Camera in via della Missione 4, organizzata dall’associazione Acad che segue i casi in cui le vittime siano morte per mano delle forze dell’ordine. Ovviamente per questo, come per tutti gli altri casi, le dinamiche e le responsabilità vanno sempre accertate in giudizio.
Dino Budroni, secondo gli inquirenti, si era recato in via Quintilio Varo, a Cinecittà, dove abita una donna di 41 anni separata dal marito – da cui ha avuto un figlio – e che Budroni aveva frequentato per 5 mesi, non accettando però che la storia potesse finire. Budroni sarebbe andato lì, poco dopo la mezzanotte di sabato 30 luglio 2011, danneggiando il portone dell’edificio, il gabbiotto del portiere e la porta dell’abitazione della donna, che ha chiamato i poliziotti.
All’arrivo della “pantera”, Budroni si sarebbe allontanato. Poi l’inseguimento sul Raccordo in direzione dell’uscita Nomentana. All’altezza dell’uscita Bretellina i due colpi, di cui uno letale sparato dall’agente di Polizia Michele Paone quando la sua macchina era praticamente ferma. Il 15 luglio 2014 l’assoluzione dall’accusa di omicidio colposo.

 

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