Giornalisti in erba: Il gergo Giovanile, un mondo da scoprire – Matteo Sabelli, Leonardo Sammarco, Kevin Raiola, Tiziano Colapietro

Il gergo è un linguaggio artificiale, composto di vocaboli deformati o di significato alterato per non farsi capire da chi è estraneo al gruppo. Il gergo giovanile varia di zona in zona; ogni regione ha “costruito” il proprio vocabolario. A Milano “conquistare” si dice “pasturare”, a Roma “rimorchiare”; l’amico in Sicilia è “compà”,  in Sardegna “bro”e  a Roma “fratè”.
Da una regione all’altra può cambiare il significato di una stessa parola: “cannare” a Varese significa bocciare, mentre a Torino significa “andare a manetta”.  Anche nella stessa città  i vocaboli possono variare da un gruppo all’altro.                       
Il linguaggio gergale è in continua evoluzione, è magmatico, inarrestabile, le parole vengono modificate o aggiunte di generazione in generazione. E sono sempre di più i termini giovanili che prima erano gergali e che ora sono stati “accolti” e ufficialmente adottati dalla lingua italiana. Anche internet e la televisione hanno modificato il modo di parlare.
Il linguaggio è un po’ come la moda, cambia sempre, si evolve e si rinnova; avere un paio di scarpe appena uscite sul mercato e parlare un linguaggio gergale perfetto, secondo i giovani sono segni di appartenenza ad un gruppo.
Parole gergali, faccine, abbreviazioni, parole straniere, onomatopee: molti sostengono che si sia persa la purezza della lingua italiana. Ma ogni generazione ha avuto il proprio linguaggio e la propria storia. Questo linguaggio e questa storia, comprensibili e condivisibili o no, appartengono al XXI secolo.

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Matteo Sabelli
Leonardo Sammarco
Kevin Raiola
Tiziano Colapietro

IC “Luigi Pirandello”
Santa Lucia di Fonte Nuova (Roma)

Classe II E

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