Rony Vassallo “la mia vita di spettacolo e magia sotto il tendone”

Il circo raccontato da chi lo vive, libertà e mix di culture, ma anche radici forti, identità e consapevolezza di appartenere a una storia unica. Una chiacchierata a tu per tu con Rony Vassallo del Rony Roller Circus

Cosa dà al trapezista la forza di lasciarsi nel vuoto a 10 metri di altezza e affidarsi al “porteur” che dovrebbe afferrarlo al volo? Parlando con un artista circense capisci che questo coraggio non è la follia di un’istante, ma il frutto di una scelta di vita. Una vita fatta di libertà radicale ma anche di salde radici e valori forti: la memoria, la famiglia, l’identità, la consapevolezza di appartenere a una storia, di essere tra i pochi eredi di un’arte preziosa e millenaria.

IN FOTO: Rony Vassallo, con il padre Edoardo Vassallo (80 anni) trapezista

Rony Vassallo, 45 anni, è artista circense che fa spettacoli con tigri e leoni e “porteur” nel trapezio. La sua famiglia è titolare del Circo Rony Roller da oltre 6 generazioni e da febbraio, causa Covid è rimasta bloccata nella nostra zona: prima per tre mesi da febbraio a giugno ai Giardini di Corcolle, lungo la via Polense e ora su via Tiburtina, a Settecamini, dove si sono istallati a giugno.

Rony ci ha accolto nella sua casa su ruote dotata di tutti i confort una grande tv, un divano e alle pareti quadri dei tre figli Megan Edoardo e Mark che giocano con cuccioli di tigre. Ci ha raccontato cosa significa nascere e crescere in un circo.

 

Rony, cosa significa nascere in una famiglia circense? Il mestiere non si insegna, si tramanda. Quando si nasce in una famiglia del circo si impara senza che nessuno insegna. La cosa bella è che ognuno può fare quello che vuole: se un ragazzo vuole fare il giocoliere ma il padre fa il trapezista, è libero di scegliere lo spettacolo che preferisce. In questo modo ciò che facciamo è sempre fatto con amore: non ricordo chi ha detto, fai un mestiere che ami e non lavorerai un giorno in vita tua.

Tu ad esempio ti occupi di animali, come hai scelto questo ruolo?

Mio padre è un grande trapezista e sperava che anche io seguissi le sue orme. Ma la mia grande passione sono sempre stati gli animali: non ricordo la prima volta che sono entrato nel recinto con leoni e tigri. Sono cresciuto con loro e ora vado in scena con loro.

A cosa pensi quando entri nella gabbia del leone?

A nulla, sono tranquillo. C’è un rapporto di fiducia totale tra me e gli animali. Non è vero che si usa la violenza per addestrarli, sarebbe una follia perché poi si difenderebbero e non avrei scampo. Fiducia e rispetto, si cresce insieme a questi animali, si rispettano i loro tempi e le loro esigenze.

I tuoi figli continueranno la tradizione di famiglia?                         

Al momento vanno a scuola, poi da grandi decideranno loro. Mi auguro che vorranno continuare con il circo, ma sarà una loro scelta. Mia figlia Megan di 13 anni ha iniziato ad andare in scena con gli elefanti, ha la mia passione per gli animali.

Hai viaggiato in tutto il mondo, non hai mai avuto voglia di fermarti, non senti la mancanza di una stabilità?

È una vita dura e serve tanta passione. Io ho una casa di mattoni, ma non ci sto mai, perché per me la mia casa è il circo. Non penso che riuscirei a fare altro e credo che questo sia una grande immensa fortuna, vivere della propria passione.

Se non fossi nato in una famiglia circense, come sarebbe stata la tua vita?

È molto difficile da immaginare, ma sicuramente avrei fatto qualcosa con gli animali.

C’è un rito portafortuna prima di andare in scena? Nella mia famiglia siamo molto cattolici, io mi faccio sempre il segno della croce prima di andare in scena.

E poi va sempre tutto bene? Imprevisti ci sono sempre, ma non gravi. Ho avuto paura quando due trapezisti sono caduti da 11 metri e si è rotta la rete: sono atterrati di schiena su delle sedie. Si sono rialzati illesi e ridendo. Uno di loro era testimone di Geova e l’altro evangelico e noi siamo cattolici. Lì ho pensato: è la prova che esiste un solo Dio.

Quale è per te la parte più bella dello spettacolo? Gli applausi del pubblico.

Cosa significa per te il circo? Il circo è la mia vita, stare con gli animali è la mia più grande passione. Il circo è la mia identità, la storia della mia famiglia, ma è anche libertà, multiculturalità, apertura. Sotto il tendone lavoriamo insieme, fianco a fianco, con artisti di paesi, lingue e religioni diverse. Abbiamo occasione di viaggiare tanto e parlare con tante persone diverse.

Ci sono molti pregiudizi legati al mondo del circo…

Riceviamo tanti attacchi dagli animalisti, a loro vorrei dire che io sono il primo amante degli animali, a loro ho dedicato tutta la mia vita, con loro sono cresciuto e tutti i nostri animali sono controllati e amati come membri della famiglia. A volte si sente dire, “arriva il circo, aumentano i furti nelle case”. Sono cose che fanno male: siamo un’azienda come un’altra, paghiamo le tasse e abbiamo tutte le autorizzazioni e i controlli. Dietro il circo c’è il lavoro di commercialisti, ingegneri e professionisti e una burocrazia impensabile.

Che futuro immagini per il circo?

Il circo non è più quello di 100 anni fa, è già cambiato e tante cose sono motorizzate, c’è la burocrazia e tutti i controlli e i permessi. Ma le emozioni, lo spettacolo, il fiato sospeso del pubblico mentre l’acrobata vola in aria, lo stupore davanti al contorsionista: questa magia non finirà mai.

 

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