GUIDONIA – “Io, guarita dal Covid. Ecco perché ringrazio i medici”

La testimonianza di Dalila Milano, 28enne avvocato di Marco Simone, contagiata dopo la vacanza in Sardegna

Da Dalila Milano riceviamo e pubblichiamo:

“Sono Dalila Milano, ho 28 anni, esercito la professione di Avvocato a Roma ma vivo a Marco Simone di Guidonia. Nelle settimane passate sono stata un numero nei bollettini dei contagi, perché, come centinaia di altre persone, ho contratto il Covid durante una vacanza in Sardegna. Avevo scelto l’Italia piuttosto che l’estero, felice di poter dare un piccolo contributo alla ripresa del turismo nazionale e quando ho prenotato il viaggio l’andamento del virus era in netto calo ma, mio malgrado, dal giorno in cui sono arrivata in terra sarda, il 16 agosto, in poi si è registrato il nuovo picco. Ed ecco allora che con la mia compagna di viaggio abbiamo deciso di goderci appieno tutto quello che le tappe del nostro itinerario ci avrebbero offerto, con cautela ed attenzione ma senza rinunce soffocanti. Ebbene, siamo passate dal lusso della Costa Smeralda alla natura incontaminata della Maddalena per poi passare alla caratteristica Alghero ed in ultimo ho avuto il piacere di accompagnarla nel suo paese di origine, nella Barbagia. Qui la paura delle persone era mista ad un rassicurante ottimismo e quella che doveva essere la meta più innocua, con tutta probabilità si è rivelata per noi un piccolo focolaio. Parlo di probabilità perché l’incrocio di dati e risultati per l’individuazione del contagio non ha carattere di certezza assoluta. L’unica cosa certa è che abbiamo constatato sulla nostra pelle come la trasmissione del virus avvenga con molta più facilità di quanto si possa pensare, semplicemente non rispettando pedissequamente le distanze di sicurezza e per via di qualche – apparentemente trascurabile – disattenzione nel contatto con oggetti e persone infetti. Altrettanto incerto è stato il rilevamento della positività perché il mio primo test effettuato al drive-in del Porto di Civitavecchia è risultato negativo e non perché non fosse attendibile, bensì perché il virus ha un suo tempo di incubazione, variabile dai 4 ai 14 giorni. A tal proposito non posso non denunciare l’incoscienza e l’inciviltà dei tanti, troppi, che hanno omesso di sottoporsi ai controlli al momento del rientro dalla Sardegna. Noi eravamo tranquille e ci sentivamo bene, ma l’idea di poter mettere a rischio parenti e amici non ci ha fatto dubitare nemmeno un istante sulla necessità di eseguire il test.
Ebbene, il giorno seguente al mio ritorno a casa ho cominciato ad accusare i primi, e pressoché inequivocabili, sintomi: febbre, tosse, problemi gastrointestinali. Così, ho deciso di eseguire nuovamente il tampone molecolare e di mettermi cautelativamente e preventivamente in quarantena. Ed ecco che dopo qualche giorno è arrivato il temuto referto. Positiva. Da allora è cominciata l’estenuante convalescenza, dopo circa 3 o 4 giorni quei primi sintomi sono scemati ma hanno lasciato il posto alla perdita del gusto e dell’olfatto e ad una forte spossatezza, cui si aggiungeva la frustrazione dell’incognita sul decorso della malattia. Insomma i giorni passavano, il mondo fuori continuava a correre veloce ed io non potevo che rimanere, inerme, ad aspettare la guarigione chiusa nella mia, seppur dorata, prigione. Così per ben 21, interminabili, giorni; fintanto che due tamponi consecutivi non sono risultati negativi. Questa terribile esperienza ha avuto, però, delle note positive, che sono la ragione di questo mio scritto.
Il monitoraggio e il supporto del SISP della ASL Roma 5 – competente alla gestione dell’emergenza sanitaria anche nel Comune di Guidonia – è stata infatti una piacevole sorpresa. Al suo interno vi lavorano persone straordinarie, capaci di unire i doveri della deontologia professionale ad una spiccata umanità, in particolar modo la mia referente, la Dottoressa Chiara Grecuccio. E con lei anche il Direttore del l’ASL Dottor Alberto Perra, il Dottor Alessio Abbondanzieri, ogni singolo operatore o volontario presente ai drive-in di Palombara e di Tenuta del cavaliere e, non ultima, il mio medico di base la Dottoressa Maria Lucia De Luca, tutti sempre disponibili, attenti e cordiali, ben oltre il dovuto.
Queste lodi hanno ancor più valore se si pensa alla carenza di strumentazione, personale, strutture con le quali sono costretti a lavorare, che senz’altro non li agevolano nelle loro mansioni. Carenze che meritano una ferma censura e che ben potrebbero condurre a situazioni di tensione, picchi di nervosismo. E invece, nessuno di loro che abbia mai perso le staffe o semplicemente si sia mostrato scostante, tutti sono riusciti sempre a mantenere una calma serafica e contagiosa e a dispensare un sorriso! Per questo ritengo fondamentale riconoscere i meriti di chi, in un momento tanto delicato, fa la differenza e contribuisce quotidianamente a contenere e prevenire la diffusione della pandemia. È nostro dovere civico ed umano gratificarli e ringraziarli”.

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