GUIDONIA - L’ex socio non paga, gli distrugge il locale col muletto: assolto

Lite tra commercianti, l'imputato scagionato dall’accusa di estorsione

Ai carabinieri raccontò di essere stato costretto a pagare “in nero” il sub-affitto di un locale all’interno del quale aveva avviato un’attività commerciale.

Ma in aula è emersa un’altra verità: i soldi versati dalla presunta vittima erano la metà di quanto denunciato e corrispondevano alla somma anticipata dal presunto aggressore per aprire il negozio.

Così mercoledì 8 maggio il Tribunale di Tivoli ha assolto per non aver commesso il fatto dall’accusa di estorsione G. S., un 64enne di Roma imprenditore del settore ittico operante all’interno del Centro Agroalimentare Romano di Setteville di Guidonia.

Il giudice Giovanna Riccardi ha condiviso la tesi del difensore dell’imputato, l’avvocato Vittorio Messa di Guidonia, dichiarando inoltre prescritti i reati di danneggiamento e minacce contestati dalla Procura di Tivoli.

I fatti risalivano alla notte tra il 25 e il 26 febbraio del 2013, quando G. S. si presentò presso l’emporio di vestiario e alimenti gestito dal 2003 all’interno dei Mercati Generali da G. C., 56enne imprenditore originario di Napoli, reclamando la restituzione di una somma di denaro.

Stando al racconto di G. C., il 64enne utilizzò un muletto elettrico come “ariete” per sfondare le vetrate dell’emporio, dopodiché avrebbe brandito un blocca sterzo per auto ingaggiando una colluttazione col rivale.

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Intervenuti sul posto i carabinieri della Tenenza di Guidonia, il 56enne raccontò una storia considerata credibile dalla Procura che incriminò G. S. per tre reati.

Secondo gli investigatori, il 64enne in qualità di presidente di una cooperativa si sarebbe interessato a far concedere a G. C. alcuni locali della cooperativa stessa, per poi minacciarlo di riappropriarsene se non avesse accettato le sue richieste, arrivando a costringerlo a corrispondergli 600 euro al mese.

Stando sempre alla ricostruzione degli inquirenti, quando G. C. decise di interrompere i pagamenti mensili, il 64enne sfondò le vetrine dell’emporio col muletto dopodiché lo minacciò con una mazza da baseball urlandogli contro: “tanto poi ci rivediamo”.

Durante il processo è stato accertato innanzitutto che i locali un tempo intestati alla cooperativa presieduta da G. S. erano stati concessi in affitto da Cargest alla società del 57enne napoletano e che i due uomini erano stati anche buoni amici da almeno 25 anni, fin dai tempi dei vecchi Mercati Generali di via Ostiense.

Dopo l’apertura del Car di Guidonia, il 64enne imprenditore prima assunse il 57enne come facchino alle sue dipendenze, quindi decisero di aprire insieme l’emporio.

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A dire della presunta vittima, l’attività sarebbe stata avviata tutta a sue spese.

Viceversa l’imputato ha raccontato di aver provveduto lui all’investimento iniziale pari a 10-12 mila euro con l’accordo non scritto di dividere gli utili.

Ma a un certo punto il 64enne decise di lasciare l’attività, per cui avrebbe richiesto indietro l’investimento accordandosi – sempre a voce – per una somma di 300 euro al mese.

Soldi che G. S. ha raccontato di aver percepito soltanto per 7, 8 mesi senza ricevere più nulla da circa due anni prima del giorno in cui col muletto distrusse l’emporio.

“Non l’ho mai minacciato – ha giurato in aula G. S. – Non lo so perché ho compiuto quel gesto col muletto, ‘n atto de pazzia, non lo rifarei… quel gesto m’ha rovinato la vita, nei rapporti proprio nell’ambito de tutto er mercato… me sentivo preso in giro; poi io quella notte stavo in una situazione… non chiara, me so’ sentito… sì, diciamo era pe’… pe’ pote’ ricollega’ gli allacci che lui non… in quegli accordi che lui non manteneva più”.

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