Tivoli – Maltrattava la famiglia e il fratello malato. Arrestata ventiquattrenne

Violenze, minacce e aggressioni pur di ottenere i soldi per comprare alcol, droga e psicofarmaci da cui è dipendente, ecco come una ventiquattrenne ha terrorizzato la propria famiglia per otto anni.

La sua allarmante abitudine di portare con sé coltelli nascosti nella borsa o nel reggiseno, ha spinto il padre a confessare che “la notte non riesce a dormire per più di due ore per paura di prendere coltellate dalla figlia o da altre persone sconosciute che lei porta in casa”.

Dopo numerosi episodi di aggressività, tra i quali le pressanti richieste di denaro fatte al padre (anche sul posto di lavoro), le minacce di prostituirsi e di fare scenate in pubblico, ma soprattutto le aggressioni giornaliere alla madre e al fratello minore, malato, il G.I.P. del Tribunale di Tivoli, ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti della ragazza con l’accusa di maltrattamenti in famiglia. Ad occuparsi della vicenda è stato il Pool Antiviolenza del Commissariato di Tivoli, coordinato dall’Ispettore Davide Sinibaldi e diretto da Paola Di Corpo.

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Alla base del provvedimento “un sistema di vita familiare molto doloroso e avvilente instaurato dalla giovane per padre, madre e fratello, che rende da anni intollerabile e pericolosa la convivenza”.

Ad allarmare sono stati gli episodi di cui la ragazza si è resa responsabile: armata di una grossa mannaia e insieme suo compagno, lo scorso 25 agosto, ha ferito un giovane con l’intento di rapinarlo. Il 19 settembre, la ragazza ha aggredito lo stesso compagno colpendolo con un vaso di coccio e un coltello, provocandogli ferite al corpo e al volto. Nella lunga lista di violenze di cui la giovane è accusata appare anche la vicenda risalente al 6 ottobre scorso nella quale, a seguito di una lite originata dal mancato pagamento di debiti di droga che aveva contratto, si è recata in piena notte nell’appartamento del pusher a Villalba e ha fatto partire un colpo di pistola che ha trapassato il muro dell’appartamento del vicino di casa.

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È per questo che “allo stato, il carcere è l’unica misura idonea a salvaguardare l’incolumità delle persone offese, stremate dai continui maltrattamenti subiti nel corso degli anni”.

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