GUIDONIA - Cave, guerra tra dirigenti per i permessi: atti in Procura

Una dirigente che manda l’ispezione in cava e revoca l’autorizzazione ad un’azienda del settore estrattivo. Il successore che annulla gli atti e ritiene che l’impresa possa continuare a lavorare.

La stessa dirigente che scrive un esposto contro il collega. Un esposto negato all’azienda interessata prima da lei e poi dal Responsabile dell’Anticorruzione.

E’ una vicenda dalle tinte torbide quella che emerge dalla sentenza pubblicata ieri, martedì 3 novembre, dal Tar del Lazio. Talmente torbide che i giudici amministrativi hanno deciso di trasmettere il verdetto e l’intero fascicolo all’Anac e alla Procura di Tivoli per valutare se sussistano profili di reato.

La vicenda riguarda la “Società del Travertino Romano”, l’azienda di Guidonia Montecelio amministrata da Filippo Lattanzi e di proprietà dell’imprenditore e presidente del Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano Filippo Lippiello, alla quale il Tribunale ha dato pienamente ragione accogliendo il ricorso finalizzato a far annullare il diniego di accesso agli atti espresso l’11 febbraio scorso dall’ex dirigente alle Cave Paola Piseddu e il 17 febbraio dal Segretario generale Livia Lardo, tra l’altro Responsabile dell’Anticorruzione.

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In poche parole l’amministrazione Barbet ha negato alla “Str” il diritto di visionare un esposto presentato dalla Piseddu nei confronti di Egidio Santamaria, attuale dirigente alle Cave, perché quest’ultimo il 27 gennaio aveva deciso di sospendere il verbale di verifica previsto per il rinnovo dell’autorizzazione, stilato il 13 gennaio a seguito del sopralluogo nella cava di 24 ettari effettuato l’11 ottobre 2018, quando a dirigere il settore era la stessa Piseddu.

L’11 febbraio l’architetta in una nota al sindaco Michel Barbet, all’allora assessore alla Legalità Davide Russo, all’assessore alle Cave Elisa Strani e al Responsabile dell’Anticorruzione Livia Lardo aveva ribadito di non dover fornire copia dell’esposto sostenendo che ci sia un segreto da rispettare.

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Una tesi evidentemente condivisa da Livia Lardo che il 26 febbraio, di fronte ad una nuova richiesta di accesso agli atti da parte della ditta, aveva liquidato “Str” sostenendo che una risposta era già stata fornita dalla Piseddu. Insomma, se ne era lavata le mani.

Secondo il Tar Paola Piseddu non aveva alcun potere per negare a “Str” di visionare l’esposto, tanto più che era in conflitto di interessi.

I giudici hanno considerato illegittimo anche il comportamento del Segretario Generale.

Per questo la sentenza verrà trasmessa all’Autorità Nazionale Anticorruzione insieme all’intero fascicolo. Naturalmente della vicenda sarà informata anche la Procura di Tivoli.

Ora l’amministrazione Barbet ha l’obbligo di consegnare a “Str” entro 30 giorni l’esposto della Piseddu contro Santamaria.

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