Politica – Presente e futuro dei 5 Stelle

Il Movimento visto da “dentro”, dalla democrazia diretta al reddito di cittadinanza passando per l’alleanza con il PD

In una lunga chiacchierata il deputato 5 Stelle di Rieti, Gabriele Lorezoni, attualmente membro della commissione Finanza della camera ed in passato estensore di quella parte della finanziaria 2021 che ha assegnato all’area metropolitana di Roma 91 milioni, a seguito dei progetti presentati dai nostri comuni, per opere di risanamento idrogeologico. Di questi 91 milioni, 30 sono stati destinati alla “Città del Nord-Est” grazie ai progetti presentati dai nostri sindaci. Con lui facciamo il punto della situazione sulla crescita e metamorfosi del Movimento. Alla sua prima esperienza alla Camera, il giovane esponete reatino racconta dal punto di vista di chi da dentro al Palazzo ha visto prima la nascita del governo giallo verde, poi il passaggio al governo giallo rosso ed ora il nuovo esecutivo Draghi.

Partiamo dal concetto di democrazia diretta. Il Movimento 5 Stelle voleva cambiare il sistema, affermava il concetto dell’1 vale 1, e voleva permettere ai cittadini la possibilità di esprimere la propria volontà ed il proprio orientamento. Siete riusciti ad applicarlo o è un errore continuare ad insistere su questi concetti?

All’inizio la democrazia è stato un faro, e lo è ancora. Col tempo abbiamo capito che le specificità della democrazia diretta si possono ben integrare con la democrazia rappresentativa. Cito l’esempio della riforma costituzionale in cui avevamo previsto anche l’introduzione di referendum propositivi senza quorum. Questo resta uno dei nostri obiettivi perché riteniamo sia importante per i cittadini potersi esprimere attraverso questi strumenti, peraltro previsti in altri paesi. Un po’ come il modello svizzero, dove c’è un largo uso ai referendum, tendiamo a quello. Certo, oggi non abbiamo più la velleità iniziale di stravolgere il sistema. Siamo maturati, siamo cresciuti, sappiamo bene che si possono integrare le specificità dei due sistemi della democrazia diretta e di quella partecipativa.

Nel 2018 avete registrato una grandissima vittoria, così come anche la Lega di Salvini. Avete votato a favore dell’accordo: con un po’ di mal di pancia?

Ero d’accordo, lo votammo anche all’interno del Movimento con un 95% di favorevoli. Era un governo basato su punti specifici, che ritenevamo importanti per gli schieramenti. Punti che le parti, con lealtà, avrebbero dovuto portare avanti. Per i primi 9-10 mesi così è stato e dei risultati si sono visti. Poi quando i sondaggi hanno “tentato” il capo politico della Lega, spingendolo a cercare la via delle elezioni per provare a governare da soli, questa lealtà è venuta meno. Ne abbiamo dovuto prendere atto, purtroppo. Poi con lo spirito che ci ha spinto a votare il primo governo, abbiamo votato anche il secondo. Per noi era importante portare avanti i punti del nostro programma e difendere quello che avevamo ottenuto in precedenza.

La rottura con la Lega è arrivata perché loro erano certi di arrivare ad una vittoria tornando alle urne o c’erano difficoltà inconciliabili?

LEGGI ANCHE  CASTEL MADAMA - Da rifiuti a gas, nell’impianto gli alunni imparano l’Economia circolare

Propendo di più per la prima ipotesi. C’erano pressioni molto forti all’interno della Lega di evitare,da una parte, il taglio dei parlamentari che gli avrebbe fatto perdere molti seggi. E poi perché i sondaggi li davano davvero favoriti ed è questo, per me, il motivo della rottura. Si è trattato di un egoismo di partito. Sul fronte ideologico eravamo vicini, portavamo aventi idee sovversive, anti establishment.

Quando vi siete accorti che con le polemiche anti immigrazioni, con la gestione quotidiana propagandistica in televisione, Salvini vi stava mettendo nell’angolo? Perché non c’è stata reazione da parte vostra?

Noi siamo una forza politica leale anche se riconosco che fino all’ultimo siamo stati anche un po’ passivi. Col senno di poi avremmo potuto dire alla Lega di smettere con questi comportamenti però abbiamo cercato fino alla fine di portare avanti il contratto di governo. Penso che abbiamo anche un po’ pagato la nostra inesperienza.

Si è avuta la sensazione di un po’ di incapacità da parte del gruppo dirigente del Movimento ad arrivare a soluzioni meditate. Anche il governo PD, il 5 Stelle, al di là della manovra di Renzi, è stato un passaggio che sembra sia stato più subìto. Se il primo governo giallo-verde ha portato qualche risultato per voi importante, il governo giallo rosso che risultati ha portato?

Lo ammetto, per una parte del 5 Stelle è stato difficile fare governo con il PD, le cui posizioni politiche avevamo aspramente criticato fino a poche settimane prima. Abbiamo un po’ subito questo processo. Nonostante ciò sono arrivati diversi buoni risultati. Penso al Superbonus 110% che dà possibilità di rilancio all’edilizia, al sistema paese ed all’indotto. E’ un’opportunità importante in chiave di efficientamento energetico e, quindi, porterà benefici anche in chiave ambientale. Per noi è essenziale che venga prorogato nei prossimi anni.

 Sul campo degli aiuti alle imprese, però, nel programma di governo che avete presentato insieme al PD e LeU se ne parla poco e per vedere scritta la parola “impresa” e/o “sviluppo” si deve arrivare al 7° punto. C’è l’impressione diffusa nel mondo produttivo che avete dato più spazio alla spesa che allo sviluppo, e non eravamo ancora con la pandemia dentro casa?

Non sono d’accordo. Sull’impresa abbiamo portato avanti vari punti a partire da Impresa 4.0, per il rilancio degli investimenti produttivi, e poi i crediti di imposta e le agevolazioni fiscali al sud. Anche il Superbonus è un modo per rilanciare le imprese dell’edilizia.

Sul fronte meridione, con il primo ministro che avete scelto Barbara Iezzi le cose non sono andate bene. Non ha concluso molto, si opponeva solo al gasdotto, non sono state prese misure per il sud ed ora è diventata una vostra oppositrice?

LEGGI ANCHE  TIVOLI - Lavori Acea, acqua sospesa in alcune zone

Col Conte 2, però, abbiamo avuto Giuseppe Provenzano. E’ stata Introdotta la misura della Decontribuzione Sud, che ha tagliato il costo del lavoro del 30%. Poi le ZES (Zona Economica Speciale) che ora si stanno piano piano sbloccando. Le opere stesse che verranno finanziate con il Recovery saranno importanti e sottolineano, anche dal punto di vista delle infrastrutture, un’attenzione maggiore per investimenti nel meridione.

Qual è la misura più importante realizzata in questi tre anni? Da una parte dico il reddito di cittadinanza.

E’ la prima misura strutturale contro la povertà e che va incontro ad una transizione del mondo del lavoro. Oggi è sempre più difficile trovare un impiego e non vanno dimenticate le situazione di disagio che non erano mai state affrontate. Poi penso anche al taglio dei parlamentari, una rivoluzione storica che Italia aspettava da 50 anni ed è stata raggiunga grazie al 5 Stelle. Abbiamo costretto le altre forze politiche, obtorto collo, a seguirci. E’ un risultato che il Movimento può portare avanti con orgoglio.

Sul reddito di cittadinanza, visto lo scarso impegno delle Amministrazioni pubbliche a ricorrere alle persone che lo percepiscono, perché non è stata prevista una sorta di obbligatorietà a svolgere lavori utili per la collettività?

E’ prevista la possibilità ma è vero che molti comuni non l’hanno fatto. Riconosciamo che ci sono ancora degli aspetti da migliorare sotto questo punto di vista. Ogni provvedimento nuovo può presentare qualche stortura che, mano a mano, può e va corretta. Ora con il nuovo governo si sta mettendo a punto un sistema per evitare che le persone siano scoraggiate dal lavorare e poi vogliamo sostenere gli imprenditori che assumono chi percepisce il reddito.

In prospettiva l’unica possibilità per il 5 Stelle è l’alleanza con il PD? O con il governo Draghi il quadro politico potrà subire dei cambiamenti, anche in previsione di una nuova legge elettorale?

Va premesso che, oggi, il quadro politico è molto instabile. Tutto può cambiare e tanto dipenderà dalla legge elettorale. Da come verrà cambiata si capirà se la strada da percorrere deve essere un’alleanza progressista, ormai definita, a sinistra oppure se il Movimento possa essere l’ago della bilancia per i governi futuri del paese.

Ammesso che si scelga Conte come portavoce unico dell’ormai ex movimento 5 Stelle, deve fare una battaglia per il primato con il PD o non è così importate?

Non è così importante chi vince la battaglia nella coalizione. L’importante è che la coalizione possa governare in futuro e che il Movimento possa incidere stando al governo.

Condividi l'articolo:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.