IL senso di cercare l’origine del virus

Il dibattito nella scienza epidemiologica sta prendendo le modalità della metafisica

La minestra riscaldata che ci viene comminata in questi giorni ricomincia a discutere sulle origini del cosiddetto Covid 19. Secondo il presidente americano Joe Biden le ricerche fatte a Wuhan sono ancora incomplete e non danno risposta al sospetto sul se il nuovo virus, che tristemente conosciamo, sia nato da sperimentazioni e da laboratori. Rispondono dalla Cina che un’altra ispezione a casa loro corrisponde a una provocazione nel tentativo di sostenere un’argomentazione.

Di qui il dibattito. Nuovamente viene porto il microfono sotto il mento di tanti specialisti. Molti si dicono probabilisti, anche se tirano le mani avanti, loro non hanno prove quindi non possono asserirlo (e allora perché l’hanno detto e per un attimo sostenuto?).

Tutto questo dibattito somiglia alla discussione metafisica dell’immediato primo dopoguerra quando Martin Heidegger rilanciava i problemi della nostra epoca lasciati preconizzati da Nietzsche. Lì il problema dell’Essere e delle origini era di casa.

Non si capisce oggi a cosa serva rinverdire ostilità con un paese che, insieme a tanti, ci è utile alla ricerca che come le malattie si pone in modo sempre più globale.

Si era detto che non dovevamo inseguire il virus, ma anticiparlo. Sì, perché il virus esiste. E’ una certezza. Inutile capire se sia nato per derivazione naturale o se sia stato il lupo cattivo a formarlo. Si debbono anticipare le sue varianti affinché i vaccini non diventino inutili in poco tempo. E’ questo il lavoro e la scommessa che ci attende in questa età.

Però il presidente Usa e notiziari insistono con la Cina … 

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