Tokyo 2020: le sultane della rete nel mirino fondamentalista

Le ragazze turche del volley accusate di impudicizia

Castità sportiva

Le ragazze turche della pallavolo si stanno comportando piuttosto bene alle Olimpiadi di Tokyo 2020.

Ma per loro gli onori della cronaca arrivano non a causa di meriti sportivi bensì per essere poco caste nelle loro divise da volley.

“Figlie dell’Islam!” ha twittato il teologo musulmano Ihsan Senocak, “siete i sultani della fede, del pudore, della moralità e della modestia… non dei campi sportivi”.

Parole lanciate come pietre e che sono rimbalzate sul web con oltre 50 mila “mi piace” e 30 mila retweet.

Il riferimento di Senocak è al nome del team femminile, atlete note come “le sultane della rete”. “Voi siete figlie di madri che si sono astenute dal mostrare il loro naso per pudicizia”, ha proseguito. “Non siate vittime della cultura popolare. Siete la nostra speranza e la nostra preghiera”.

Il religioso sostenuto da molti è stato anche attaccato da alcuni connazionali con l’accusa di demonizzare la squadra che ha perso contro l’Italia dopo una vittoria storica con la Cina.

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Senocak, molto attivo sui social con un seguito di un milione di follower anche su Facebook, non è nuovo a questo genere di commento. Nel 2017 ha fatto parlare di sé per aver criticato i padri che permettono alle figlie di andare all’università in jeans e “con le sopracciglia curate”, ricordando che tale concessione aprirà loro le porte dell’inferno.

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