Green Card, è il D-Day

Il 6 agosto 2021 segnerà una data con valenza molto più ampia dell'inizio di una profilassi medica su scala sociale

Le modalità le conoscono tutti, oramai. Il certificato, cartaceo o digitale, col quale si attesta l’avvenuta vaccinazione o il tampone appena effettuato dà diritto ad accedere a locali pubblici al chiuso nei quali sedersi per la consumazione. Al bancone, invece, non è ancora indispensabile. La stessa procedura si adotterà per assistere a una competizione sportiva o a teatro, pur essendoci gli ingressi contingentati. Il provvedimento è arrivato con un carico di polemiche che hanno visto due partiti in due dibattiti diversi. Il primo dibattito è sui diritti. La profilassi medica è un argomento consentito per vincolare il comportamento di una parte della popolazione?
La seconda questione è di efficacia della profilassi. Se anche un vaccinato può essere elemento di contagio inconsapevole, perché concedere solo a lui la piena agevolezza degli spazi a disposizione nel territorio? (Nel secondo quesito si dà per implicito l’effetto favorevole del vaccino, nel primo se ne contesta la sua pratica sottilmente costrittiva).
Ma se il Green Pass fosse una misura che vince la sua battaglia culturale della maggioranza contro la minoranza si affermerebbe il principio di vincolari spazi e possibilità di accesso a persone sgradite. La ragione di questo, al momento, risiede su ragioni di profilassi medica e di salvaguardia della salute. Ma domani c’è il pericolo che possa essere esteso. Questo temono gli avversari del Green Pass.
Rispondono gli apologeti di questa misura: “io mi sono vaccinato e così mi sono esposto a malesseri e agli effetti di una metodica effettivamente ancora sperimentale, anche se nella stragrande maggioranza dei casi sicura. Perché il mio impegno per la mia salute e quella di chi mi sta vicino deve essere sullo stesso piano sociale?” Il Green Pass, in effetti, introduce a un modello di persuasione che può esser letto come obbligatorietà surrettizia. Se obbligatorietà deve esserci – si oppone – questa deve essere chiara ed evidente.
Ma non può esserci obbligatorietà perché la natura del vaccino è sperimentale e soprattutto perché si temono i ricorsi legali per eventuali effetti sgraditi.
E quindi la discussione riparte dal punto di partenza …

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