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G20, Roma blindata. Biden incontra il Papa e Draghi punta a sensibilizzare i leader su temi ambientali

L’attenzione è concentrata soprattutto sul centro città e sulla zona del quartiere Eur attorno al Roma Convention Center, la Nuvola disegnata dall’architetto Massimiliano Fuksas, dove si svolgerà la maggior parte degli incontri tra i leader

Roma è blindata da stamattina per il vertice del G20, in programma nel fine settimana, sabato 30 e domenica 31. L’attenzione è concentrata soprattutto sul centro città e sulla zona del quartiere Eur attorno al Roma Convention Center, la Nuvola disegnata dall’architetto Massimiliano Fuksas, dove si svolgerà la maggior parte degli incontri tra i leader.

A Roma arriveranno tutti i principali capi di governo mondiali: tra gli altri, il presidente statunitense Joe Biden, quello cinese Xi Jinping, quello russo Vladimir Putin e quello turco Recep Tayyip Erdoğan. Sarà anche l’ultimo G20 a cui parteciperà la cancelliera tedesca Angela Merkel. Già venerdì si terranno alcuni incontri preliminari. Ci sarà una riunione dei ministri delle Finanze e una dei ministri della Salute dei paesi coinvolti.

La prima misura adottata, già in vigore dalle 22 di mercoledì e che resterà attiva fino alle 13 di lunedì primo novembre, è stata la reintroduzione di controlli ai confini italiani: sono controlli che riguardano tutti, anche chi arriva da paesi dell’area Schengen. Dalle 16 di venerdì, inoltre, a Roma hanno chiuso le scuole in modo da creare meno problemi alla circolazione nella giornata di sabato.

 

Cosa succede oggi

L’incontro dei ministri delle Finanze del G20 (di persona) insieme ai ministri della Sanità (in remoto) presso il Salone delle Fontane all’Eur. Il 29 ottobre sarà anche una giornata ricca di incontri bilaterali. Joe Biden, sbarcato a Roma per la prima volta da presidente degli Stati Uniti, vedrà il Papa, poi il premier Mario Draghi e il presidente Sergio Mattarella e il presidente francese Emmanuel Macron (il loro primo incontro dalla crisi dei sottomarini con l’Australia).

 

Quali sono i temi dell’incontro di Biden con il Papa?

Quello con Papa Francesco sarà un incontro privato, e anche le riprese televisive dei primi momenti sono state annullate dal Vaticano all’ultimo momento, senza spiegazione. Oltre ai temi politici come l’emergenza climatica, i migranti, la lotta alla pandemia e i rapporti con la Cina, a fare da sfondo al colloquio privato sarà la questione dell’aborto, che Biden sostiene come scelta esclusiva delle donne ma che Bergoglio ha paragonato a «un’omicidio». Il tutto alla vigilia del voto della conferenza episcopale americana su un documento che intende vietare la comunione ai quei politici favorevoli all’interruzione di gravidanza.

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Quando inizia il summit vero e proprio?

Sabato 30 ottobre. In serata è prevista una cena al Quirinale e la mattina del giorno dopo una passeggiata nel centro storico prima di riprendere il summit alle 11 della domenica. Domenica pomeriggio il vertice si concluderà con la conferenza stampa di Draghi seguita da quelle di altri leader tra cui Biden. Sono previsti interventi della regina Maxima dai Paesi Bassi e del Principe Carlo per la Gran Bretagna.

 

Cosa è avvenuto sotto la presidenza italiana?

Sono stati organizzati 175 eventi, 20 incontri ministeriali e tre tra i leader (due dei quali avvenuti in formato virtuale e incentrati sulla pandemia e sull’Afghanistan; il terzo sarà il faccia a faccia finale questo fine settimana). Il G20 del 30 e 31 ottobre a Roma è anche il primo incontro faccia a faccia in due anni tra i leader: quello dell’anno scorso in Arabia saudita si era tenuto in forma virtuale, a causa della pandemia.

 

Quali sono i temi?

L’Italia ha organizzato i lavori seguendo tre «pilastri tematici»: persone, pianeta e prosperità. Il summit sarà dominato dalle questioni relative ai cambiamenti climatici, in vista della Cop26 di Glasgow che inizia lunedì 1 novembre. I leader discuteranno anche della ripresa economica dopo la pandemia, dell’aumento dei prezzi dell’energia e della difficoltà delle forniture, della campagna di vaccinazioni a livello mondiale, di una tassa minima globale del 15% per le grosse corporation. Ci saranno a margine del summit occasioni per discutere di altri temi, come l’Afghanistan o la ripresa del negoziato sul nucleare con l’Iran (su cui è previsto un incontro sabato tra i leader di Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito) o ancora l’Indo-Pacifico, la Cina e il progetto crescente di una difesa europea.

 

Quali sono i risultati attesi?

Mancheranno i leader cinese e russo, Xi Jinping e Vladmir Putin, che hanno spiegato l’assenza con le preoccupazioni per la pandemia; dovrebbero seguire i lavori via video. Figurano tra i grandi assenti anche il primo ministro giapponese, Fumio Kishida, il re saudita Salman, il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador. Parteciperà invece di persona il presidente brasiliano Jair Bolsonaro, che poi salterà invece la Cop26 di Glasgow dove la sua controversa politica sull’Amazzonia sarà nel mirino.

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Sembra a portata di mano è l’obiettivo della firma dell’accordo che imponga un’aliquota minima globale del 15% sugli utili delle multinazionali per evitare che le grandi aziende continuino a spostare la sede fiscale dove possono godere di un trattamento più favorevole (l’iniziativa partita dalla segretaria al Tesoro Janet Yellen, è stata sottoscritta all’inizio di ottobre da 136 Paesi in sede Ocse). L’accordo è stato presentato dall’Italia come una conquista importante sotto la sua presidenza.

 

L’obiettivo di Draghi

Sull’ambiente, uno dei temi su cui il premier Mario Draghi cerca di trovare l’intesa è la riduzione delle emissioni di metano del 30% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2020. Il G20 ha riconosciuto che l’impatto dei cambiamenti climatici sarebbe assai più ridotto se l’aumento delle temperature restasse contenuto in 1,5 anziché 2° centigradi. Ma molti si chiedono cosa si può ottenere se il Paese che inquina di più, la Cina, non è presente. Non si è raggiunto un accordo sull’eliminazione graduale del carbone e Pechino ha ribadito il suo obiettivo di emissioni zero nel 2060 anziché nel 2050. Uno dei negoziati più complicati riguarda, inoltre, l’impegno ad aiutare con 100 miliardi di dollari l’anno fino al 2025 i Paesi in via di sviluppo che devono mettere a punto misure di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. Nel 2015 si è deciso di estendere questo obiettivo fino al 2025, ma non è stato rispettato. Su tutti questi temi è necessario fare di più e più rapidamente.

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