GUIDONIA – Casa popolare occupata, gli eredi dell’assegnataria denunciano

Nell’alloggio all’Albuccione vive un ospite della defunta Rosa Castelletti. Lettera aperta del figlio Francesco Boemi ad una parente che favorirebbe l’occupazione

Da due anni vi abita un anziano ospite della defunta assegnataria, ma a reclamare quella casa popolare c’è l’attuale intestataria, una figlia della compianta inquilina che ha presentato denuncia senza finora ottenere risultati.

Accade nel complesso di Edilizia Residenziale Pubblica di piazza Aldo Moro all’Albuccione, quartiere alla periferia del Comune di Guidonia Montecelio, dove le case popolari abitate con un titolo sono quasi una rarità.

La vicenda ha già intrapreso la via giudiziaria attraverso la denuncia per occupazione abusiva presentata alla Polizia Locale di Guidonia e ai Carabinieri della Tenenza di Guidonia da parte di Anna Lisa Boemi, 59enne legittima erede e assegnataria dell’appartamento della mamma Rosa Castelletti, scomparsa il 3 novembre 2020 all’età di 92 anni.

Anche la denuncia di Anna Lisa in questa storia rappresenta un’eccezione, considerato che lo stesso Comune di Roma – proprietario del complesso Erp dell’Albuccione – da decenni ha abdicato al suo ruolo di proprietario degli immobili rinunciando a rivendicare i diritti nei confronti degli abusivi e perfino a fornire i servizi agli assegnatari in regola con gli affitti.

La terza eccezione della vicenda è rappresentata dalla lettera aperta al quotidiano on line Tiburno.Tv scritta da Francesco Boemi, 67 anni, di Guidonia Centro, figlio di Rosa e fratello maggiore di Anna Lisa, noto anche come “Mikado Francescoji”, autore – tra gli altri – del libro “Messaggero di Shamballah”, in cui si definisce “Custode della Verità Cristica e Messaggero ufficiale del Re del mondo”.

Mikado, ripercorrendo una storia lunga 40 anni, con la lettera aperta lancia un appello pubblico all’anziano che abita nella casa popolare e ad una propria parente che – a suo dire – favorirebbe l’occupazione.

Il punto focale di questa mia lettera – esordisce Mikado – è l’occupazione della casa comunale di “mia Madre”, avvenuta dopo il suo funerale da parte di un uomo che è entrato nella nostra vita nel 1979, momento in cui è partito con me per lavoro nel campo dell’edilizia a Bengasi, in Libia.

Al ritorno in Italia dall’esperienza in Libia nel 1980, rimase da noi per suoi irrisolti problemi familiari. Lavorò a Brescia e dopo il suo ritorno, nel 1988, l’ho portato nuovamente a lavorare con me per oltre due anni alla bretella dell’Autostrada Fiano Romano-San Cesareo con la Ditta SALC di Padova”.

Molte volte – puntualizza Mikado – “mia Madre” l’ha pregato di lasciare la nostra casa, per incompatibilità di carattere generale, ma poi vinceva la sua compassione. L’ultima volta era accaduto dopo il Natale 2019, per poi ridargli ospitalità, ben cosciente che un domani in cui “Mia Madre” ci salutava, avrebbe dovuto lasciare l’appartamento.

Con nostra sorpresa, l’ha occupato con la complicità di una mia familiare, cambiando serrature e volture di luce e gas”.

Nella lettera Mikado racconta di un rapporto speciale con la Madre a tal punto che Rosa iniziò a seguire i suoi viaggi nel mondo e a leggere i suoi libri, fino a diventare sua allieva nel 2010, parlando ogni mattina col figlio di eventi familiari, spirituali e nozioni di altre religioni oltre a quella Cattolica.

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Vi confesso – rivela Mikado – che “mia Madre” era una Guaritrice Taumaturgica e da sempre all’interno della mia famiglia materna si trasmette un “Dono divino” chiamato la “Virtù del Perdono”. Neutralizza all’istante frequenze di rabbia, paura e rancore o meglio dire il pane quotidiano dell’odio.

Questo “Dono” è stato da me ereditato il 25 maggio 2015 e da quel momento, “mia Madre” è venuta misteriosamente a conoscenza dell’istante in cui avrebbe salutato il mondo. Da quel momento, il suo unico pensiero era quello di risolvere tutti i problemi familiari”.

A dire di Mikado, la maggiore preoccupazione di Rosa Castelletti era la casa popolare di piazza Aldo Moro 27 assegnata dal Comune di Roma nel 1972 alla famiglia Boemi, all’epoca composta dai genitori e dai cinque figli.

Il primo luglio 2017 mamma mi chiese di parlare con i miei fratelli e metterli al corrente della sua decisione di avviare le pratiche della voltura della casa comunale a mia sorella Anna Lisa.

Mi fece una delega per andare al V Municipio di Roma per fare le sue veci e iniziammo l’iter burocratico per l’ampliamento del nucleo familiare”.

Il 3 agosto 2020 – racconta ancora Mikado – Mamma sentiva che il suo momento era vicino. Mi fece promettere che se le fosse successo qualcosa che l’avrebbe portata all’Ospedale in mia assenza, sarei intervenuto e l’avrei fatta uscire per salutare il mondo nel suo letto di casa.

Sentiva che qualcosa di sporco stava succedendo all’interno della famiglia e mi fece una seconda delega rafforzata da una registrazione vocale, in compagnia di una testimonianza scritta di una persona rispettata all’Albuccione. Scrisse nella delega che solo io dovevo prendermi cura del suo funerale e soprattutto di essere cremata per poi lasciare le sue ceneri in un posto segreto che solo noi due conoscevamo.

Il 9 agosto “mia Madre” fu ricoverata all’Ospedale di Tivoli per un attacco di Ischemia. Il tempo di andare al Pronto Soccorso, consultarmi con il Dottor Mario Fodale, presentargli la delega, per poi portarla come promesso a casa. Lei mi ha aspettato all’interno del Pronto Soccorso, rifiutandosi di uscire con altri familiari.

Sapeva che doveva farlo con me. In uno dei nostri privati incontri, “mia Madre” mi ha pregato con gli occhi lucidi di tutelare dopo la sua dipartita mia sorella Anna Lisa e l’Amore Incondizionato verso mio padre e suo marito Paolo Boemi, scomparso il 17 luglio 1988”.

Dopo la scomparsa di Rosa, il 22 dicembre 2020 il Comune di Roma ha intestato l’appartamento alla sorella di Mikado, Anna Lisa Boemi e famiglia Cicolani.

Non ho nulla di personale contro l’uomo che occupa casa – puntualizza Francesco Boemi – Mi rivolgo a lui dicendo che i tuoi 82 anni non devono essere causa di ricatto morale ma tale età non ti dà il diritto di vivere in modo disonesto e occupare un appartamento che sempre sapevi essere destinato a mia sorella Anna Lisa.

L’età ti impone la saggezza e il vivere onestamente. Sai bene che tutti noi in famiglia sappiamo che dormivi in un lettino nella camera della nostra amata sorella Fiorella, ti pagavi da mangiare e portavi a lavare i tuoi panni in tintoria.

Desidero inoltre sottolineare che nessuno di noi quattro figli, nipoti e pronipoti, può testimoniare di averti visto dormire o svegliarti accanto a nostra Madre e il solo pensiero di scrivere ciò, mi fa sentire male.

Trova la dignità di lasciare l’appartamento e vai incontro al tuo destino che non è mai stato quello della famiglia Castelletti-Boemi o quello di mia sorella Annalisa e della sua famiglia”.

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Un altro appello di Mikado è rivolto ad una sua familiare coinvolta nella storia.

A te dico che la tua immorale pianificazione di togliere l’appartamento ad Anna Lisa per darlo a tuo figlio e mio amato nipote attraverso l’occupazione è fallita nel momento in cui hai calpestato la volontà di “mia Madre” espressa con le lacrime agli occhi davanti a noi due.

Con questo sporco atto, hai infranto il più puro dei Comandamenti: “Onora il padre e la madre”.

Durante i nostri incontri, “mia Madre” mi diceva sovente di questa tua morbosa preoccupazione del domani del nostro ospite e lei ti rispondeva sempre così: “Questa casa è di Anna Lisa. Lui non è nulla per me”. Non esistono altre verità, pertanto sii coerente con te stessa e mantieni la promessa che le hai fatto”.

E ancora.

Mia Madre” ha vissuto 92 anni esemplare donando al mondo che l’ha circondata, il vero significato di Madre e di pura compassione.

Desidero inoltre ricordarti quel momento che ancora era nel pieno delle sue facoltà mentale, in cui ci implorò entrambi con le lacrime agli occhi di non permettere ciò che hai fatto manifestare dopo la sua dipartita: “Non mi fate “giudicare” da nessuno e al termine del funerale, date le chiavi di casa ad Anna Lisa”.

La lettera aperta di Francesco Boemi termina con un invito a tutti gli amici dell’Albuccione di essere neutrali. Conclude rivolgendosi all’anziano ospite di liberare l’alloggio e alla parente di rispettare le volontà di Rosa Castelletti.

Mi rivolgo al termine di questo mio appello ad entrambi per dirvi con il cuore spezzato che se la vostra decisione è quella di proseguire nella totale confusione, ricordatevi che sono io che vi ho denunciato.

Vi prego di non portarmi rancore se tutelerò l’Amore, la Memoria e l’Onore di “mia Madre” fino all’ultimo respiro e lo farò in tutte le sedi possibili, chiedendo a un Giudice che valuterà chi di noi avrà torto o ragione, il massimo come danno morale e quello che riceverò da entrambi, sarà donato a nome di Castelletti Rosa in Boemi, al reparto di Oncoematologia pediatrica Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo”.

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