Roma Est – Sabato 25, proiezione “Anello di fumo”. Racconta la “terra dei fuochi” dell’est romano

È la prima volta che si parla, a livello nazionale, dello smaltimento illegale di rifiuti nella periferia est di Roma: il merito va a Edoardo Belli e Rossella Granata, di 28 anni, ed a Elisa Risi e Valentina Vivona, di 29 anni, quattro ragazzi accomunati dalla passione per il video giornalismo di inchiesta. Residenti in diverse zone, come Monterotondo ed Appio Latino, i ragazzi hanno alle spalle diverse esperienze nel modo editoriale e, per la prima volta, si sono ritrovati a lavorare insieme ad un unico progetto. “Anello di fumo”, vincitore del Premio Roberto Morrione, è un documentario volto a raccontare il business delle discariche abusive e dei roghi tossici provenienti, perlopiù, dai campi rom di Salone, Salviati e La Barbutta. “Mi capitava spesso di passare per Tivoli o Tor Sapienza – ci racconta Edoardo –. All’inizio pensavo fossero comuni roghi di sterpaglie, ma solo dopo ho scoperto che si trattava di ben altro. Alla fine siamo rimasti tutti d’accordo che questo sarebbe stato il contenuto del nostro progetto”. Un tema sicuramente sconosciuto nazionalmente, ma molto sentito a livello locale da tutti quei cittadini che vedono da anni l’aggravarsi della situazione. Una situazione che potrebbe anche essere accostata alla più conosciuta “terra dei fuochi” campana: “Le proporzioni sono sicuramente diverse, ma i rischi sono comunque gli stessi, visto che i fumi vengono appiccati a ridosso delle abitazioni”, ci spiega Valentina. Lo scopo del documentario, però, non è solo quello di denunciare, ma anche di spronare le istituzioni: “Non si può risolvere questa situazione puntando i riflettori sui campi rom – ci spiega Rossella –. Il grosso è causato dalle imprese italiane, le quali sfruttano il disagio di queste persone per smaltire i rifiuti ad un prezzo bassissimo”. “Siamo partiti da un semplice evento come un rogo, e ci si è aperto tutto un mondo – dice invece Elisa –, dietro lo smaltimento di rifiuti è celato un enorme buco normativo”. Nei progetti futuri dei ragazzi c’è l’intenzione di continuare a seguire la vicenda, restando legati a questo tipo di giornalismo: a stretto contatto con il territorio e le tematiche ambientali. 

 

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