Tivoli – Violenza di genere, Il Maniero ospita il convegno “Sono caduta dalle scale”

Il convegno

il maniero2Si parte con la visione del cortometraggio firmato dalla Pucci, “Dolore dentro”, in cui si racconta la vicenda di una donna che esce dall’incubo della violenza domestica grazie alla figlia piccola. “Un’esperienza che in un certo senso ho vissuto anch’io – racconta -, e che con piacere ho voluto trasmettere in questo lavoro, fatto per partecipare ad un concorso sul tema”.

Un fenomeno, quello della violenza sulle donne, che egli ultimi anni vede un interessamento crescente sia da pare dei cittadini che dalle istituzioni. In un paese in cui il problema coinvolge il 30% della popolazione femminile, ma che solo il 7% arriva poi a denunciare il proprio carnefice. “La convenzione di Istanbul del 2011 costituisce una svolta in questo senso – spiega la Morassut, del Foro di Bologna – per la prima volta viene riconosciuta la gravità della violenza di genere, mettendo nero su bianco i servizi e le strutture di sostegno che ogni paese dovrebbe fornire”. Strutture che però ancora oggi sembrano insufficienti perché non sostenute da una legge statale esaustiva, con le Regioni che fanno i conti con i pochi fondi a disposizione. “Quando una donna decide di denunciare la violenza subita il primo posto in cui si reca è un centro apposito di assistenza – racconta Maura Mirandanti, che oltre ad essere una legale fa l’arte dell’associazione Percorso donna –. Ho visto storie assurde arrivare al nostro centro e purtroppo ancora oggi sono molte quelle che non seguono tutto il percorso di sostegno e di reinserimento nella società”.

 

Il Codice Rosa dell’ospedale di Tivoli

Claudia Campagnolo invece, data la sua esperienza ospedaliera, illustra i passaggi del protocollo “Codice Rosa” adottato all’ospedale di Tivoli, e che ha notevolmente migliorato l’approccio degli infermieri laddove si presenti il caso di una donna che ha subito violenza al pronto soccorso. Attestazione dello stato di salute, visite mediche approfondite, assistenza psicologica. Sono solo alcune fase del lungo iter di assistenza medica che si fa in questo caso. Ponendo anche la paziente nelle condizioni ideali di sporgere denuncia alle autorità. Tant’è che, come spiega Donati, negli ultimi anni “si è registrano un numero notevole di casi, probabilmente esperienza che prima di queste protocollo non venivano adeguatamente identificate”.

 

L’intervento di Elisabetta Parmeggiani

Insomma da fare c’è ancora molto. Soprattutto da parte delle istituzioni.

Quando arriva il turno di Elisabetta Parmegiani, la sala le regala un enorme saluto e un lungo applauso, per la forza e il coraggio con cui questa donna parla dell’esperienza subita dalla figlia nel 2012, violentata a L’Aquila da quattro uomini. “Il mio impegno è per i giovani – dice – devono sapere quello che fanno e conoscere i pericoli in circolazione. Solo con una buona formazione si può cambiare il retaggio culturale in cui viviamo”.


Veronica Altimari

 

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