Il reperto sparito
A denunciarne la scomparsa è un gruppo di residenti del quartiere che, da diversi anni, richiede la messa in sicurezza dell’area denominata “fosso Benzone”. “Non c’è nessuna recinzione, qui può entrare chiunque, anche le prostitute con i clienti – spiegano i residenti, che però preferiscono restare nell’anonimato –. Abbiamo notato lo scavo circa un mese e mezzo fa, così per curiosità abbiamo scattato qualche foto con il cellulare. Pensavamo se ne stesse occupando la Sovrintendenza, visto che a poche centinaia di metri da qui stanno lavorando al parco archeologico della via Collatina Antica. Ma, da un giorno all’altro, la lapide è sparita e non si hanno più avuto notizie. Questa cosa ci ha insospettiti”.
Dalla Sovrintendenza non sanno niente
E, infatti, nel fosso Benzone, di cantieri o di archeologi all’opera non se ne è mai vista l’ombra: “Probabilmente avranno operato la sera, perché noi non abbiamo mai visto movimenti in quella zona. Eppure la lapide era di marmo ed alta più di un metro, avranno avuto bisogno di un piccolo cingolato per sollevarla, viste anche le tracce lasciate sul terreno”.
La denuncia dei residenti
Da quanto si può ricostruire dalle fotografie, dunque, si tratta di una lapide sepolcrale con dedica agli déi Mani, le divinità dell’oltretomba venerate dalla religione romana. Un esemplare unico, vista l’incisione del nome del defunto e di colui che ha commissionato l’opera, oltre alla presenza di un fregio, simbolo del prestigio della famiglia. “Speriamo sinceramente che, nonostante tutto ci faccia pensare male, il reperto sia stato messo in salvo da qualche studioso – commentano i residenti –. Sarebbe un vero peccato per il nostro quartiere”.
Intanto, nel fosso Benzone, della lapide sono rimasti soltanto gli scavi.
l.l.g.
RETTIFICA
Con riferimento all’articolo comparso sul giornale Tiburno-Roma Est del 24/03/2015 corre l’ obbligo, stante le numerose inesattezze, di fare presenti alcune precisazioni. Il parco archeologico della via Collatina Antica – posto nei pressi del Centro commerciale Romaest – è in corso di allestimento da parte della Master Engineering srl sotto la supervisione della Soprintendenza per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’ Area Archeologica di Roma (in seguito Soprintendenza di Stato) e non della Sovrintendenza Comunale, che peraltro non è previsto che ne curi in futuro la gestione.
“A pochi passi” da questo parco – in realtà a circa un chilometro – non sono spariti reperti di eccezionale valore: si tratta in realtà di un’ara funeraria con rilievi ed iscrizione databile tra il I ed il II sec. d.C. che è stata invece recuperata in data 3 marzo 2015 dai tecnici della Soprintendenza di Stato presso i cui magazzini è stata trasferita nel medesimo giorno.
L’ area in cui è avvenuto il recupero dell’ ara funeraria è di proprietà del Comune di Roma alla cui Amministrazione competono gli adempimenti connessi al decoro dei luoghi, che peraltro non rivestivano, fino ad oggi, particolare interesse archeologico.
A recupero dell’ ara avvenuto la Soprintendenza di Stato ha provveduto ad avvisare mediante e-mail i rappresentanti dei Comitati di Quartiere di zona;
L’ autrice dell’ articolo non ha mai preso contatti con questo Ufficio rivolgendosi invece alla Sovrintendenza comunale, che, all’ oscuro di ogni dettaglio dell’ intervento ed apparentemente fornendo dettagli inesatti ha contribuito a rendere l’ articolo in oggetto inesatto, confusionario e fuorviante per quanto attiene ad una corretta informazione.
Stefano Musco
Archeologo Direttore Coordinatore Soprintendenza Speciale Beni Archeologici Roma