A Pasqua come a Natale
Già lo scorso dicembre per la fine dell’anno scolastico la società Slem, che fornisce il servizi mensa, ha regalato ai bimbi iscritti un babbo Natale di cioccolato, scatenando il putiferio: “Ci rimasi male perché mia figlia, che magia a casa, quando è rientrata a scuola ha visto i suioi compagni con il regalo e quando è tornata a casa mi ha chiesto perché di questa distinzione”, continua Lucia, per la qualche usa un’unica parola: “Discriminazione”. “Ci fu uno scaricabarile tra comune, mensa e scuola per questo fatto – continua -, e hanno ripetuto la cosa anche per Pasqua”.
“Le maestre volevano farlo di nascosto”
Ai bimbi dopo aver consumato i pasto hanno ricevuto un ovetto di Pasqua. Ma questa volta per evitare discussioni, “Le maestre hanno detto agli alunni di nasconderli per non farli vedere ai compagni, peccato che alla fine tra bambini si parlano ed è venuta fuori anche questo aspetto gravissimo”. Insegnanti che suggeriscono di mentire pur di evitare il problema. Ma possibile che non si possa trovare un’altra soluzione? “La discriminazione ci sarebbe se avvenisse il contrario, questa volta ai danni dei bambini per cui viene pagato 3,5 euro a pasto” risponde una dipendente della ditta.
Che soluzioni?
Ma quello che chiedono queste mamme non è il bene in sé, quanto la delicatezza di non far sentire i bambini diversi tra loro. Anche perché, se per molti genitori è meglio, o più comodo ,portare i figli a casa per pranzo, per molti altri è una scelta economica. “Credo sia giusto mettere anche in un gesto come questo un po’ si sensibilità in più – dice il vicesindaco di Marcellina, Mario Cecchetti –. Proverò a confrontarmi con la ditta e la scuola per capire se si possono trovare delle soluzioni alternative e comuni, forse la Slem uno sforzo in più lo potrà fare la prossima volta”.
Veronica Altimari
