Tivoli. Le cascate, il papa e il caso

L’antica Tibur oltre ad essere una città ricca di storia e di arte, vanta anche dei record dovuti alle sue cascate non naturali. La storia inizia nel 1826 quando dopo giorni di piogge torrenziali e ininterrotte, una piena del fiume Aniene causa una terribile alluvione a Tivoli, provocando danni e distruzioni ingenti tra le abitazioni poste nella parte più antica della città. Preoccupate le autorità corrono prontamente ai ripari deviando il più possibile il corso dell’Aniene lontano dalle zone abitate. E’ Papa Gregorio XVI a commissionare all’ingegnere Clemente Folchi una modernissima opera di ingegneria idraulica che prevedeva la realizzazione di un doppio traforo scavato tra le pareti di Monte Catillo, nel quale incanalare le acque del fiume in caso di possibili piene alluvionali. Il caso ha voluto far coincidere lo sbocco finale dei canali d’acqua con lo strapiombo posto a ridosso di Villa Gregoriana. E’ proprio in questa maniera del tutto occasionale si sono create le splendide cascate tiburtine, che sono alte 120 metri. L’opera voluta dal pontefice non occupa il gradino più alto del podio, che in questa particolare classifica spetta alle Cascate delle Marmore di Terni, alte complessivamente 165 metri.

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