TIVOLI – Congresso Pd, intervento dell’ex segretario Piero Ambrosi

Riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni rispetto a un congresso "virtuale"

“A nessun titolo, se non quelli di un rapporto franco  stabilito nel secolo scorso con Rosanna e Sante e di essere tra i seniores del PD, permetterete qualche fugace considerazione sulla titolazione della notizia ‘Congresso per il PD di Tivoli, riunione virtuale per il Segretario’. E’ un titolo che lascia al lettore, anche quello più distaccato (ed io non lo sono), il dubbio se il termine ‘virtuale’ si riferisca correttamente alla modalità forzatamente in videoconferenza (DPCM docet) oppure se, come interpreterebbe un malizioso incallito (quale io sono?), si rimandi alle modalità smart dell’appuntamento tra gli iscritti tiburtini.

E dunque, intendendo la seconda che ho scritto, per quel che ne so io, il programma orario di sabato 24, benché stringato, non comprimerà lo svolgimento della discussione né con gli ospiti né tra democratiche e democratici, con la facoltà di proseguire il dibattito oltre la chiusura convenzionale.

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Rivolgendomi soprattutto a interlocutori della mia generazione sollecito però una riflessione aggiuntiva sui cambiamenti della ‘forma’ deile manifestazioni congressuali (probabilmente anche del resto…), che va anche al di là delle scelte obbligate per via della grave contingenza sanitaria. La relazione del Segretario Aldo Moro all’assise DC di Napoli del 1962 durò 6 ore, secondo i resoconti. Io non c’ero, ma ero invece delegato in due eventi, introdotti dal Segretario Ciriaco De Mita e ricordo bene come si tenne appena al di sotto della citata performance morotea. Rivoluzione tecnologica; rapidità della comunicazione; riduzione progressiva della disponibilità all’ascolto e della famosa curva d’attenzione sono soltanto alcuni fattori causali che hanno portato a rivedere la liturgia di avvenimenti, da sempre considerati apicali nella vita dei partiti. La fatica nel mantenere il senso dei soggetti collettivi ha imposto la necessità di modificare il modo di porsi e di agire, persino di incontrarsi.Non sono più centrali le sezioni; i tesseramenti sembrano ritualità preistoriche; il ‘dibattito noo…’ non è stato solo un retaggio morettiano.

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Senza rievocare le certezze di un’altra stagione, quando il metro di valore dei contributi non era la durata, ma la loro capacità di suscitare interesse e di concorrere alla proposta politica per il Paese, ritengo che vada almeno apprezzata, non condivisa, l’ostinazione del Partito Democratico di Tivoli di non smarrire l’abitudine ed il gusto del confronto. Mi succede di recente, quando mi trovo a prender parte a riunioni con 15-20-30 persone (negli ultimi mesi, disciplinatamente on line) di domandarmi quanti e dove oggi si affidino ancora alla pluralità di esperienze ed opinioni, con la pratica quotidiana dell’affermazione delle diversità e della ricerca di atteggiamenti comuni. Il Pd tiburtino, a dispetto di ogni limite, lo farà anche sabato prossimo, misurandosi ‘addirittura’ sui problemi e le prospettive della città.”

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