TIVOLI – Il tema della giovane Martina sulla Mafia

All’Istituto Comprensivo Statale Tivoli II – Tivoli Centro “A. Baccelli”, in occasione della “Settimana della cittadinanza”, i ragazzi della classe 3 D sono stati chiamati dalla loro professoressa di italiano, Arianna Fioravanti, ad affrontare il tema delle organizzazioni mafiose

All’Istituto Comprensivo Statale Tivoli II – Tivoli Centro “A. Baccelli”, in occasione della “Settimana della cittadinanza”, i ragazzi della classe 3 D sono stati chiamati dalla loro professoressa di italiano, Arianna Fioravanti, ad affrontare il tema delle organizzazioni mafiose, con particolare riguardo a Cosa Nostra, con una riflessione sul coraggio e sulle azioni altamente valorose dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Un elaborato si è distinto per particolare intensità, coraggio e acume: la professoressa ha voluto premiare la sua autrice, l’alunna Martina De Sanctis, di 13 anni, segnalandolo alla redazione de “Il Tiburno”, con l’auspicio che altri giovani, leggendolo, possano esseri stimolati a una così profonda e significativa riflessione.

 

IL TEMA DI MARTINA DE SANTIS

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino hanno sempre saputo che prima o poi le loro vite sarebbero state sacrificate per garantire la giustizia e la legalità dello Stato. Sapevano che la loro morte avrebbe portato a far riflettere i giovani sul significato della mafia, a spingerli a prendere coscienza e ad agire per difendere il proprio futuro.

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Ma sapevano soprattutto che bisognava saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa, perché, come diceva Borsellino, “…chi ha paura muore ogni giorno”. Loro sapevano di essere destinati a qualcosa di grande e così è stato. Per questo motivo sono stati veramente coraggiosi e non incoscienti.

La mafia è molto differente dalle altre organizzazioni criminali. Essa trova i suoi punti di forza nell’essere un fenomeno criminale presente nella cultura, nella politica, nell’economia, negli uffici del potere e nelle forze armate di un determinato territorio. Infatti la più grande scoperta dei due giudici-eroi è stato proprio il fatto che la mafia avesse legami forti e intrecciati con lo Stato e che era impensabile che fosse proprio questo a doverla combattere. Non dobbiamo però dimenticare che lo Stato non è formato solo dai politici, dagli uffici, dai funzionari, ma è formato da tutti noi cittadini, che possiamo, con le nostre azioni, combatterla. La mafia è la minoranza rispetto alle persone oneste, che chiedono di poter vivere in uno Stato il cui compito principale è proteggere l’interesse del cittadino e non quello di favorire poche persone disoneste.

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La mafia si può combattere anche favorendo la cultura, perché essa si afferma dove ci sono ignoranza e povertà. Quindi, come si sconfigge la mafia? Eliminando ciò che più le dà forza: il silenzio e l’indifferenza. Non dobbiamo far finta che essa non esista, girare la testa dall’altra parte oppure pensare che sia qualcosa che non ci riguardi. Perché la mafia cresce e diventa sempre più forte grazie ai nostri silenzi e alla nostra indifferenza. Falcone diceva: “La mafia non è invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”.

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