E-sports: un mondo da scoprire o la fine del “vero sport”?

Dovremmo probabilmente cominciare ad abituarci a sentire parlare di questo fenomeno, sempre più in voga tra i più giovani ma non solo.

Gli e-Sports, dall’inglese “electronic sports”, sono vere e proprie competizioni dove giocatori da tutto il mondo si sfidano su un determinato videogioco per decretare chi è il migliore, il più forte.

Il concept è quindi lo stesso dei normali sport, con la differenza però che questi non si praticano su un campo sportivo o dentro un palazzetto, ma nella propria cameretta.

In Asia ormai hanno un seguito pari, se non superiore, al calcio o agli altri sport primari, mentre in Europa questo fenomeno si sta affermando solo ora; anche se è recente la notizia che per la prima volta, dopo dieci anni di dominio sud-coreano incontrastato, un ragazzo italiano di 18 anni, Riccardo Romiti, in arte “Reynor”, ha vinto il mondiale di Stracraft II, videogioco di strategia in tempo reale sviluppato nel 1999 dalla famosa casa di produzione Blizzard. Per far capire la risonanza mediatica di questo fenomeno, basti pensare che alcuni l’hanno paragonato addirittura ad una rivincita per lo smacco subito nei mondiali del 2002, perso proprio contro i coreani e del quale tutti ricordano il, quantomeno, rivedibile arbitraggio di Byron Moreno.

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Proprio a proposito di calcio, lo sport più popolare in Italia sta avendo un’impennata d’interesse nei confronti dell’e-Sport negli ultimi anni, tanto che molte squadre di Serie A stanno assumendo veri e propri professionisti del settore: solo per fare alcuni esempi, Mattia “Lonewolf92” Guarracino per la Sampdoria e Marko Roksic, Stefan Slavkovic ed Emiliano Spinelli per la Roma.

Qual è quindi il problema? La polemica del giorno, nasce in seguito all’iniziativa del CR Lazio di creare un primo torneo sperimentale regionale di e-Sport sul più famoso videogioco di simulazione calcistica, “Fifa 21”, al quale sono invitati ad iscriversi tutte le società del territorio facendo partecipare i tesserati della suddetta squadra. L’iniziativa è stata però oggetto di feroci polemiche a causa dello “stato di abbandono” che grava sul calcio giovanile dall’inizio della pandemia: molte persone si infatti sono riversate sui social accusando il Comitato Regionale di voler “sostituire lo sport con le partite alla Playstation”, gettando quindi ancora più ombre su un fenomeno già macchiato molto spesso da servizi allarmistici e approssimativi dei principali mass media.

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Un’iniziativa che poteva pure essere interessante e che poteva portare a conoscenza molte persone di un intero movimento, ma arrivata forse nel momento storico peggiore. Una reazione di questo tipo era prevedibile, magari se l’iniziativa fosse arrivata dopo qualche risposta in più in merito al futuro dello sport dilettantistico e giovanile si sarebbe potuto evitare questa spiacevole risposta.

 

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