TIVOLI – Estorsione all’imprenditore, ex finanziere condannato

I fatti risalgono al 2013 quando il 57enne era maresciallo capo delle Fiamme Gialle tiburtine: 7 anni di reclusione. Insieme a un 42enne romeno e a un 35enne italiano di Villa Adriana pestarono un 70enne costruttore di Capena. Tutto iniziò con la “sistemazione” di una cartella esattoriale da 85 mila euro

Un imprenditore deciso ad evadere il Fisco. Un finanziere pronto a tutto per arrotondare lo stipendio. Due commercialisti con le “mani in pasta”. E un funzionario dell’Agenzia delle Entrate infedele avvezzo ad azzerare i debiti dei contribuenti. E’ una vicenda all’italiana, una storia di ordinario intrallazzo prima riuscito e poi fallito, terminato col pestaggio dell’imprenditore per aver preteso indietro i soldi pagati per cancellare invano il debito con lo Stato.

Così il Tribunale di Tivoli ha condannato in primo grado per estorsione aggravata e lesioni personali a sette anni di reclusione e a una multa di 7 mila euro un 57enne campano e guidoniano d’adozione, ex maresciallo capo della Guardia di Finanza in forza al Gruppo di Tivoli. Insieme al sottufficiale i giudici hanno condannato per gli stessi reati a 5 anni e mezzo di reclusione e una multa di 1.500 euro un 42enne romeno trapiantato a Villa Adriana. I due dovranno anche pagare una provvisionale immediatamente esecutiva di 5 mila euro a favore di un piccolo imprenditore edile oggi 70enne di Capena, che nell’estate di 8 anni fa denunciò il caso ai carabinieri.

Il 9 agosto 2013 il costruttore si presentò in caserma con la faccia tumefatta e le ossa nasali fratturate, raccontando che a ridurlo così la sera prima in una traversa della via Tiberina, nei pressi dell’abitazione della vittima, era stato il maresciallo. Il militare lo aggredì a pugni, ma non era solo: a spalleggiare l’ex maresciallo c’era il romeno e un pregiudicato 35enne di Villa Adriana imparentato col 42enne e già condannato in rito abbreviato a 3 anni e 2 mesi già scontati. Davanti agli investigatori l’imprenditore vuotò il sacco e confessò di aver preso le botte per aver preteso dal maresciallo la restituzione di una somma pagata sottobanco per un’operazione non riuscita.

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Le successive indagini accertarono che l’antefatto risaliva addirittura a sette anni prima, ossia al periodo compreso tra il 2006 e il 2007 quando il maresciallo capo effettuò una verifica fiscale dalla quale emerse che la piccola impresa edile dell’area tiberina tra il 1997 e il 2006 aveva evaso qualcosa come 400 mila euro di tasse e tributi. Secondo quanto emerso durante il dibattimento, al termine dell’ispezione il finanziere prospettò al costruttore la possibilità di “sistemare” una precedente cartella esattoriale di Equitalia di un importo pari a 85 mila euro. L’imprenditore accettò la proposta di “ungere” un commercialista amico del finanziere ed un altro commercialista con le “conoscenze giuste” all’interno dell’Agenzia delle Entrate.

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A suo dire, il 70enne capenate avrebbe versato 45 mila euro in contanti destinati ad un commercialista romano ed effettuò lavori per un importo di 40 mila euro in casa del finanziere. Somme contestate dai legali dei due imputati, a parere dei quali il costruttore avrebbe versato soltanto 24 mila euro in contanti eseguendo lavori per 8 mila euro nell’appartamento dell’ex militare.

Fatto sta che la cartella esattoriale fu annullata. Ma non tutte le ciambelle riescono col buco, tant’è che l’Agenzia delle Entrate scoprì il “magheggio” e nel 2009, a distanza di tre anni, ripresentò il conto all’imprenditore. A quel punto, per rientrare della somma versata l’imprenditore iniziò a tartassare sia il maresciallo che il commercialista con le entrature giuste fino a quando il finanziere decise di farlo tacere a suon di botte.

La Procura di Tivoli aveva chiesto una condanna a dieci anni per l’ex maresciallo e a 4 anni per l’operaio, ma i giudici hanno ridotto la pena per il finanziere aumentandola all’operaio. Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate fra 90 giorni.

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