Uno schiaffo non ha mai fatto male a nessuno

Commenti tristemente monocorde sul rischio che un grande capo si prende quando decide di avere un contatto diretto col suo popolo

Nell’Età in cui anche il grande leader non può fare a meno di stare nei Social, di essere friendly, ma sempre attraverso il filtro di uno schermo, mentre in sostanza si radica sempre più il solco tra governanti e governati, per Lui scegliere di fare un bagno di folla è sempre rischioso.

È successo a Papa Francesco che rimase strattonato a piazza San Pietro da una fedele al di là della balaustra. È successo ieri l’altro al presidente della repubblica francese Emmanuel Macron e subito il coro unanime di benpensanti a trasecolare. Certo! Non sta bene prendere a schiaffi una persona. L’inviolabilità dello spazio fisico di chiunque vale per il cittadino ordinario come per il potente della Terra.

Quando però quest’ultimo si presta a un bagno di folla per manifestare la sua popolarità, per dimostrare quanto è amato dal senso comune, si presta a questi rischi. E non c’è servizio di guardia del corpo che tenga. Uno schiaffone o altro può arrivare in modo estemporaneo da chiunque. Anche da quello che un attimo fa stava in prima fila e sembrava pronto ad osannare il grande capo prossimo ad avvicinarsi.

Ed il mondo, purtroppo, è pieno di mentecatti di questo tipo. Cosa aggiunge questo atto? Cosa toglie al grande personaggio schiaffeggiato?

Quel che si intende dire è che la scelta del cosiddetto bagno di folla è un rischio per qualsiasi persona celebre. In questi casi si può nascondere anche l’autentico pazzo che invece sferra un attentato vero e proprio. Come fu per John Lennon e per Donald Reagan… Pare che il povero John Kennedy si accorse troppo tardi che l’auto che doveva sfilare a Dallas, la città più conservatrice degli Stati Uniti, fosse scoperta. E pare che protestò non poco. Non se ne preoccupò invece sia a Roma che a Berlino. Chiaro che era molto più consapevole del gradimento pubblico in queste due città. A Dallas ebbe invece una premonizione terribilmente giusta. Il fratello Bob nella sua campagna senatoriale aveva invece scelto questa linea in modo incondizionato: stare con la gente, tra la gente.

Questo per dire che i costi della manifestazione di popolarità con manifestazione di giubilo incondizionato da parte della gente comune, sono un grande azzardo. Spesso finiscono malissimo. Questo non significa che il leader non debba provare il contatto diretto col suo popolo. Può farlo però in modo meno demagogico senza cercare il favore delle telecamere.

Diverso dal mito di un premier come Winston Churchill che in piena guerra gira per la metropolitana londinese per chiedere ai suoi concittadini cosa pensano della guerra, se non ritengano sia il caso di ritrarsi, per trovare invece forza e incoraggiamento dal suo popolo. Ma non c’erano i Social e non si faceva riprendere dalla tv. Era solo un modo per lui di avere una verifica sul campo.

Ma tra gli attori di oggi non c’è nessuno che neanche a Winston Churchill.

 

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