AstraZeneca sul banco degli imputati

Il vaccino anglo svedese sconsigliato sotto i 50 anni

Vita travaglia di un vaccino

Si attende in tempi brevi un pronunciamento sull’uso di AstraZeneca nella strategia vaccinale, in particolare fra i giovani. La questione, oggetto di decisioni altalenanti da parte delle agenzie internazionali del farmaco, e’ ora all’esame degli esperti del Comitato Tecnico Scientifico.

In ogni modo, sarebbe un duro colpo per il preparato anglo svedese che non ha mai avuto una vita fortunata. Primo «candidato» a diventare anti-Covid della storia (a luglio i risultati preliminari della sperimentazione) è andato incontro a una serie di intoppi. Il più grave risale allo scorso aprile ed è legato ai sospetti sugli effetti collaterali di cui sarebbe responsabile.

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Il vaccino di AstraZeneca è raccomandato per i soggetti sessantenni perché il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l’età e particolarmente favorevole sopra questa soglia.

L’ipotesi è di non somministrare le dosi sotto i 50 anni in quanto la quasi totalità dei casi di trombosi associata a carenza di piastrine, hanno colpito nel mondo persone giovani, soprattutto donne. Non è escluso che si possa scendere anche ai 30 o 40 anni, limiti di età in cui il rapporto tra il rischio di effetti indesiderati gravi e il beneficio di non ammalarsi di Covid diventa sfavorevole.

Ma il caso AstraZeneca pone anche un’altra questione e cioè se sia il caso che le persone sotto i 60 anni che abbiano già ricevuto una prima dose del preparato utilizzino invece per il richiamo Pfizer o Moderna.

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Sentono aria di cambiamento le Regioni, alcune delle quali iniziano a cancellare gli open day. Tra l’altro ha colpito molto la storia della diciottenne di Genova che dopo aver ricevuto AstraZeneca avrebbe avuto una trombosi. Ad esempio ha revocato la giornata aperta programmata per oggi a tutti i maggiorenni la Asl Napoli 2. Vanno invece avanti Lazio e Sicilia.

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