GUIDONIA - Discarica e Tmb, 12 finiscono a processo

La Procura di Roma contesta i reati di falso e abuso d’ufficio a dirigenti di Comune, Regione, Soprintendenza e Autostrade: avrebbero favorito Manlio Cerroni

Qualcuno faceva carte false, altri le nascondevano, altri ancora facevano gli gnorri. Tutti insieme avrebbero contribuito alla realizzazione dell’impianto di Trattamento meccanico biologico dei rifiuti all’Inviolata in barba ai vincoli più disparati. Insomma, un favore al “Supremo” Manlio Cerroni.

La nuova indagine sul sito di smaltimento di Guidonia arriva da piazzale Clodio e porta la firma del pubblico ministero Alberto Galanti che giovedì 10 giugno è riuscito trascinare a processo 12 persone tra dirigenti della Regione Lazio, della Soprintendenza regionale, di Autostrade per l’Italia e del Comune di Guidonia Montecelio con le accuse di falso e abuso d’ufficio.

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L’inchiesta condotta dal Corpo Forestale di Roma verte su due filoni, la oramai ex discarica e il Tmb e riguarda atti emanati nel biennio 2013- 2015. Per il Tmb nel mirino della Procura romana insieme a Manlio Cerroni, ci sono gli uomini di fiducia, Francesco Zadotti e Paolo Stella, ex amministratori di “Ambiente Guidonia srl” (ex “Colari Ambiente”), il progettista Gian Mario Baruchello, e dirigenti di COmune, Regione Lazio e Soprintendenza.

A cominciare da Umberto Ferrucci, l’ex dirigente all’Urbanistica dell’amministrazione Rubeis accusato di non aver mai risposto alle richieste della Soprintendenza inoltrate a Palazzo Matteotti il 3 maggio 2012, il 12 dicembre e il 20 dicembre 2013.

Quindi la ex Dirigente Flaminia Tosini, che firmò la determina del 17 luglio 2015 con cui la Regione autorizzò come variante non sostanziale dell’Aia originaria del 2 agosto 2010: in sostanza il dirigente autorizzò l’accentramento delle attività in un solo capannone già realizzato e la rinuncia al secondo che insisteva invece su una zona vincolata dal punto di vista archeologico.

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Secondo il pm Galanti, Tosini avrebbe invece dovuto annullare in autotutela l’Aia originaria illegittima perché priva del parere archeologico e in violazione della fascia di rispetto autostradale.

A processo anche Stefania Panella, della Soprintendenza regionale, per aver omesso l’accertamento sulla presenza di beni archeologici nell’area.

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