GUIDONIA - Rifiuti, respinto il nuovo ricorso per non aprire via dell’Inviolata

Dopo il Tar, anche il Consiglio di Stato boccia l’ordinanza con cui il sindaco ha chiuso la strada d’accesso al Tmb. L’apertura dell’impianto slitta a dopo la sentenza del 14 gennaio 2022

Una cosa è certa: l’amministrazione comunale giallo-rossa ha deciso di spendere soldi pubblici in spese legali e processuali.
Gli ultimi 4.100 euro sono stati impegnati per un ricorso al Consiglio di Stato con l’obiettivo di ribaltare la decisione del Tar di annullamento dell’ordinanza con cui il sindaco di Guidonia Montecelio Michel Barbet ha chiuso via dell’Inviolata, l’unica strada d’accesso all’impianto rifiuti Tmb della “Ambiente Guidonia Srl”, società del gruppo di Manlio Cerroni.
Oggi, venerdì 17 dicembre, il massimo Tribunale amministrativo ha respinto la domanda cautelare dell’amministrazione comunale rinviando la trattazione del merito nell’udienza fissata per il 14 gennaio 2022 davanti al Tar del Lazio.
Tar che il 14 ottobre scorso aveva chiarito come l’ordinanza 190 del 4 agosto firmata dal sindaco del Movimento 5 Stelle per la chiusura di via dell’Inviolata fosse un atto scritto coi piedi e per questo era stata annullata.
Col provvedimento il sindaco aveva vietato l’accesso anche ai mezzi adibiti alla manutenzione ordinaria e straordinaria delle aree industriali dell’ex discarica dell’Inviolata, dello stesso impianto Tmb, oltre che dell’impianto della società Marco Polo Engineering, di Autostrade per l’Italia, del Gasdotto e di siti collegati.
Il Tar aveva censurato il comportamento di Barbet perché con la chiusura “preclude l’accesso al Tmb dei mezzi per il conferimento dei rifiuti, impedendo così l’ordinario e legittimo esercizio dell’attività di trattamento dei rifiuti autorizzata legalmente, avente carattere essenziale e rispondente ad interessi pubblici di primario rilievo”.
I giudici avevano anche rincarato la dose nei confronti di Barbet, evidenziando che l’abbandono di rifiuti in via dell’Inviolata da parte di ignoti è nota da tempo all’amministrazione 5 Stelle, la quale non solo non ha utilizzato gli strumenti previsti dall’ordinamento per fronteggiare la situazione riscontrata, ma non ha neppure ritenuto di autorizzare la società “Ambiente Guidonia” a provvedere alla rimozione dei rifiuti, eliminando così i presupposti all’ordinanza di chiusura.
Il Comune era stato condannato a pagare mille euro per le spese di giudizio oltre accessori di legge.
Per il ricorso al Consiglio di Stato pagherà 4.100 euro all’avvocato Xavier Santiapichi e in caso di soccombenza dovrà rimborsare le spese legali alla “Ambiente Guidonia Srl”.

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