Fonte Nuova – Bimbo morto ad Ikea, lunedì 15 protesta a Roma contro archiviazione caso

Per questo motivo la famiglia sta organizzando una manifestazione in programma sotto al Tribunale di Roma lunedì 15 dicembre dalle 10 alle 13, per poi spostarsi a Palazzo Chigi. È un disperato tentativo di far accendere nuovamente un faro su una vicenda che altrimenti dovrà essere considerata chiusa. Infatti l’archiviazione impedisce all’avvocato Giulia Bongiorno anche di presentare un’opposizione, a meno che non emergano elementi nuovi che possano rimettere in discussione le indagini e il processo.

 

La mamma: “Sono stati sentiti solo i testimoni di Ikea”
“Avevamo chiesto di ascoltare otto testimoni, ma ne è stato sentito solo uno – attacca la mamma Alessia – invece i quattro di Ikea sono stati sentiti tutti. Perché non è stato ascoltato nessuno del 118? Perché hanno visionato le immagini solo di una telecamera, quando nel ristorante ce ne sono altre? Abbiamo anche portato in Procura tutti i documenti che attestano che i corsi per la sicurezza ad Ikea non venivano fatti da quattro anni, quando è successa la tragedia. Si sono ricordati solo dopo di farli. Il giudice scrive che il nostro testimone avrebbe confermato l’intervento del personale Ikea, quando a noi ha sempre detto il contrario”.

 

La tragedia al ristorante
Era il 13 marzo quando il piccolo Francesco Emanuele Maria Parroni è rimasto soffocato mentre mangiava un panino con il wurstel al ristorante Ikea del centro commerciale Porta di Roma sulla Bufalotta.
Il bambino di tre anni era insieme a mamma Alessia presso il ristorante, quando all’improvviso è rimasto soffocato ingerendo il panino. Le indagini ancora non fanno chiarezza sull’eventuale ritardo dell’ambulanza, che secondo la famiglia, sarebbe arrivata almeno 40 minuti dopo il soffocamento.
Le condizioni di Francesco sono apparse fin da subito gravissime per le conseguenze del prolungato arresto cardiaco dovuto al soffocamento per ostruzione da cibo, così è stato stabilizzato e trasferito al policlinico Gemelli.
I medici le hanno provate tutte, impiegando i più avanzati trattamenti intensivistici disponibili, ma lunedì 17 marzo il bimbo ha presentato un irreversibile peggioramento delle condizioni cliniche. A quel punto è iniziata l’osservazione da parte della commissione medica multidisciplinare del Policlinico universitario alla quale non è rimasto che accertare la morte del bambino.

 

Donati gli organi
La famiglia del piccolo Francesco ha deciso di donare gli organi con cui sono state salvate altre vite umane. Il fegato è stato trapiantato al Bambino Gesù di Roma a una bambina della stessa età di Francesco, un rene a Bari e un altro a Genova a due ragazzine di 10 e 19 anni. L’autopsia ha confermato che il wurstel che non è stato deglutito ha impedito l’ossigenazione causando la morte cerebrale del bambino.

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