Ivan il ragazzo volante, si lancia nel vuoto da 4 chilometri d’altezza

Tecnicamente si chiama pilota di tuta alare – in inglese “Wingsuit” – e Ivan non solo è l’unico appassionato della disciplina in tutto il comune di Tivoli, ma uno dei cinquanta in Italia che nel week end si trasformano in novelli Icaro volando liberi per tre chilometri e a mille metri da terra planano col paracadute.
Sabato 24 e domenica 25 settembre il ragazzo di Villa Adriana ha stabilito due record italiani ufficiali di grande formazione in tuta alare insieme a 16 compagni d’avventura nell’ambito di un evento organizzato a Reggio Emilia dal Gruppo “Barbazan Fly” allenato da Alessandro Di Giacomo, di cui il 29enne fa parte insieme ai primi due primi classificati al Campionato italiano di “Wingsuit” iniziato per la prima volta nel 2016.
aFiglio unico, Ivan vive col papà Bahram, un operaio in pensione di origine persiana.
La sua è la storia di un ragazzo che ha studiato prima al Centro professionale “Teresa Gerini” conseguendo l’attestato e la specializzazione nel settore Meccanica, quindi si è diplomato perito Elettronico all’istituto “Alessandro Volta” di Tivoli, dopodiché sì è iscritto al Corso di Scienze della Formazione all’Università Roma Tre.
Già a vent’anni, dopo la scomparsa della madre, Ivan aveva iniziato a lavorare come impiegato nel settore bancario per questo la laurea è rimasta un sogno nel cassetto. Ma il ragazzo nella sua timidezza ha sempre vissuto di sogni, così dopo aver praticato fin da piccolo prima il nuoto, poi le arti marziali, la ginnastica artistica, la palestra e il fitness, quattro anni fa ha scoperto l’ebbrezza del volo, le emozioni dello “wingsuit” e la sua vita è cambiata.
Tant’è che ogni venerdì dismette i panni da impiegato per indossare la tuta alare e lavorare sabato e domenica al Centro di Paracadutismo “The zoo Skydive” di Terni.

Come hai iniziato?
Ho sempre avuto la passione per il brivido e per gli sport estremi. Quattro anni fa alcuni amici di Villa Adriana mi convinsero a fare un salto dall’aereo col paracadute al Centro Paracadutismo di Arezzo, sia per me che per loro era la prima volta.

13238878 1222064524485413 9190589037067979560 nFu un lancio in tandem, ero imbragato a un istruttore che si occupava del controllo della quota, dell’apertura del paracadute e del pilotaggio della vela e di gestire l’atterraggio.
E tu?
Io stavo lì che ridevo e mi guardavo intorno. Una volta provato il lancio, lì per lì non fui così entusiasta, me lo aspettavo diverso.
A bordo dell’aereo c’erano alcuni paracadutisti professionisti, li vedevo come dei pazzi che saltavano fuori ripetutamente più volte al giorno e mi sono detto che mai nella vita lo avrei fatto.

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Invece che è successo?
Che col passare dei giorni ho metabolizzato quelle sensazioni ed è nata una sfida con me stesso, una voglia di superare dei limiti: quell’esperienza mi aveva trasmesso molto a livello di sicurezza e di autostima, mi aveva aperto un mondo.

14141892 1309341882424343 2076562805456026108 nPerché, com’eri?
Un po’ insicuro di me stesso, lo sono sempre stato: invece i giorni a seguire camminavo e guardavo incantato verso il cielo, mi ricordavo che ero decollato con l’aereo ed ero atterrato sulle gambe col paracadute.
E’ nata una sfida con me stesso, dovevo distinguermi e ho deciso di intraprendere quel percorso come divertimento sporadico di una volta al mese e un paio di lanci.
Mi sono iscritto al corso al Centro di Terni ed è diventata una droga, un’ossessione, quasi una malattia, della quale non posso fare a meno: vivo in funzione del week end.

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Come si diventa pilota di tuta alare?

Prima di poterla indossare c’è bisogno di una buona preparazione e almeno 200 salti col paracadute. Per diventare pilota ho sacrificato la vita sociale, il sabato e il venerdì andavo a ballare, facevo anche il deejay fino alle 5, ma quel divertimento non combaciava con lo sport.
Ho fatto una scelta, perché il paracadutismo mi dava molto di più e ho deciso di dedicarmi a pieno a quell’attività. Ora però esco un po’ di più, ho acquisito più esperienza e riesco a gestire i tempi.

Volare è?
La cosa più bella che mi potesse capitare. Le sensazioni che provo durante il volo, superata la paura che avevo durante i primi 20 lanci, sono difficili da spiegare: va provato per capire di cosa si tratta ma quando sto saltando fuori dall’aereo da 4200 metri ed inizio la caduta libera, mi trovo in un altro mondo, lontano dalla Terra, lontano da qualsiasi problema della realtà, dai problemi di coppia, dalle insoddisfazioni della vita, da qualche problema lavorativo e lontano da qualsiasi cosa possa turbarmi. C’è solo un carico di adrenalina che mi fa sentire vivo, invincibile e provo un divertimento inspiegabile, una serie di emozioni tutte insieme che come una droga è diventata una dipendenza!

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Auguro a tutti, almeno una volta nella vita, di poter osare e capire cosa si prova a volare forte saltando giù da un aereo!

Com’è la Terra vista dal cielo?
Un altro pianeta, un paesaggio assurdo: quando ci sono nuvole sparse i cieli si colorano di tutte le sfumature, dall’arancione al viola e ci fanno venire la voglia di restare più tempo possibile a volare.

12998730 1199183990106800 8801117022940560629 nNella vita come ti ha cambiato?
Ho acquisito un po’ più di follia anche nella vita sociale, nelle relazioni interpersonali e una forza interiore, essendo abituato a gestire l’istinto. Questo sport mi ha cambiato perché molti traguardi che vedevo impossibili sono diventati facilmente raggiungibili: non mi spaventa più ad esempio l’ipotesi di intraprendere una nuova attività lavorativa o un cambiamento.

A casa papà che dice?
Mi segue e quando torno a casa gli mostro video e foto del week end. E’ molto più contento, anche perché fino a sei anni fa avevo una moto da corsa e andavo in pista, lui era sempre in pensiero anche se non gareggiavo e lo facevo solo per divertimento.
Così ho venduto la moto col pensiero di rifarmela, sono diventato paracadutista e ho acquisito una grande sensibilità del pericolo.

Perché “Il Messicano”?
E’ il mio soprannome fin da piccolo, fu un mio amico a chiamarmi così dicendo che somigliavo a un messicano.
E quasi tutti mi conoscono più col soprannome che come Ivan.
Obiettivi futuri.
L’anno prossimo vorrei tentare un nuovo record italiano e quello a livello europeo. E sto valutando la possibilità di partecipare al campionato italiano iniziato per la prima volta quest’anno. Mi piacerebbe anche diventare istruttore.
Fino a quando pensi di continuare?
Non ho una data, almeno per ora non penso a smettere di volare.

 

di Marcello Santarelli

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