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TIVOLI – Giuseppe Proietti e le proiezioni di nuovo autoritarismo

La seconda parte dell'analisi della situazione politica a partire dal parallelismo tra il sindaco e Giulio Cesare

È inutile fare con più ciò che si può fare con meno’. L’eccellenza nel principio di economia di cui parla Guglielmo di Ockham sta nell’Uno, cancellando il moltiplicarsi di persone e competenze. Giuseppe Proietti l’ha capito benissimo nella sua cultura di governo impressa nel ministero dei Beni Culturali come nel Comune di Tivoli.

Alla prima elezione avvenuta nel 2014 ha ottenuto il sostegno di otto liste civiche, contro il sistema dei partiti, e ha vinto sia contro il centrosinistra (36,86%) che contro il centrodestra (26,80%). Così facendo ha caratterizzato la sua come una svolta civica. Mai potrebbe essere qualificato come semplice uomo di centro perché i cosiddetti moderati stavano in entrambi gli schieramenti, quindi erano ‘competitor’.

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Alla seconda elezione nel giugno 2019 ha estromesso la destra (Napoleoni e Tropiano) e la sinistra (Mantovani, Chioccia e Fontana), ma con ben dodici liste civiche ha buttato dentro nuovi elementi selezionando tra la destra e sinistra.

L’operazione di scaraventare alle ortiche il sistema dei partiti per l’affermazione di un’organizzazione strettamente legata alla città di appartenenza è stata tentata in ogni dove, in Italia. Solo a Tivoli è riuscita esattamente in questo modo. IL motivo deve essere ricondotto al peso specifico della persona Giuseppe Proietti e alla sua capacità di mettere insieme energie, persone con appeal elettorale proprio, simpatie e risorse. Questo è possibile perché a Tivoli esiste una borghesia della città. IL salotto buono che corrisponde alla sua classe dirigente per il quale, partito e amministratori pubblici vanno e vengono. Le scelte decisive però si prendono e decidono in una stanza di compensazione che non conosce elezioni e rinnovamenti, se non quelli della realtà effettuale: la gente che conta. Tutti sanno che Tivoli ha un patrimonio in sé di bellezza storica che non può essere messo a bando perché personaggi locali imparentati a liste nazionali ne posseggano la rappresentanza. Tivoli è Tivoli. Tivoli ai tiburtini. Roma e ciò che di cuore nevralgico della burocrazia nazionale rappresentano, restino dentro il raccordo anulare. Tivoli può essere governata solo da un tiburtino doc. Giuseppe Proietti lo è.

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