La diseguaglianza economica è di genere

L’Italia in Europa è l’ultima della lista per le disparità tra i cittadini di sesso diverso: il Bilancio di genere monitora la situazione

Dal 2009 esiste questo strumento che si chiama Bilancio di genere e monitora le diverse situazioni economiche tra cittadini maschi e femmine. Per il 2019 è stato presentato alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato da Maria Cecilia Guerra, Sottosegretaria di Stato al Ministero dell’economia e delle finanze. I dati del lavoro femminile in Italia lasciano molto a desiderare, causa meno possibilità di occupazione e differenze di reddito anche notevoli per stesse responsabilità di incarico. Questa la ragione per cui l’Italia in Europa è in fondo alla lista rispetto alle opportunità professionali delle donne. Per la qualità del lavoro è cresciuta la loro percentuale nel part-time (32,9% nel 2019). Nonostante poi le donne laureate siano di numero maggiore rispetto agli uomini, più di una donna su quattro (26,5%) svolge un ruolo non all’altezza delle sue capacità, con un’alta incidenza di paghe basse.

Il tasso di occupazione femminile, secondo la relazione, è pari al 50,1%, registrando una distanza di 17, 9 punti percentuali da quello maschile: lavorano di più le donne al nord, 60,4%, meno al sud, 33,2%. Si nota poi, nella fascia di età 25-49 anni, un forte gap occupazionale (pari al 74,3%) tra le donne con figli in età prescolare e le donne senza figli, uno dei sintomi più evidenti delle difficoltà di conciliare vita lavorativa e vita professionale per le donne. I dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro forniscono dati inquietanti sulle dimissioni e risoluzioni consensuali: queste segnalano un fortissimo divario di genere, che coinvolgono le madri nel 73% dei casi. Per la sottosegretaria “è intenzione del Governo prevedere che i processi di definizione e successiva valutazione dei “Piani nazionali di ripresa e resilienza”, collegati all’uso delle risorse del Recovery Fund, includano il più possibile valutazioni degli impatti di genere, accanto a quelli già previsti per la transizione ecologica e la trasformazione digitale”.

 

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